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  • EZRA IN GABBIA
    Il caso Ezra Pound

    Al centro del palcoscenico una gabbia. Quella dove fu rinchiuso Ezra Pound, 60enne, nel campo di prigionia dell’esercito americano di Metàto, presso Pisa (Disciplinary Training Center of the Mediterranean Theater of Operations).
    Pound rimase per 25 giorni, nell’estate del 1945, giorno e notte, in una gabbia di rete metallica, un tetto di lamiera ed il pavimento in cemento, esposta alle intemperie e illuminate costantemente durante la notte. Con quella gabbia iniziarono 12 anni e 11 mesi di reclusione in manicomio criminale ai quali il governo americano costrinse quello che è stato non solo il poeta più influente del ventesimo secolo, ma un maestro di pensiero, un ecologista, che ha proposto una sorta di bioeconomia, per un progresso rispettoso dei ritmi vitali e biologici e un economista che ha anticipato il pensiero d’una decrescita felice. Fu liberato nel 1958. Da allora il silenzio ha accompagnato i suoi ultimi anni di vita. Ora dopo 60 anni é “tornato”, per chiedere agli spettatori di giudicarlo, per avere quel processo che non ha avuto… è finito il tempus tacendi.

    10,00
  • LA PIANISTA PERFETTA

    La pianista del titolo è CLARA SCHUMANN (1819–1896), pianista di livello internazionale, e moglie di ROBERT SCHUMANN (1810–1856).
    ” (…) La pianista perfetta è prima di tutto un atto d’amore. In questa Clara c’è il personaggio storicamente delineato come i documenti ci hanno da sempre narrato, la grande artista famosa in tutta Europa per le sua eccellenti qualità; ma c’è anche la donna profondamente innamorata del suo uomo, al quale riconosce una genialità assoluta nella consapevolezza di essere stata la sua unica musa ispiratrice, anche se ciò ha comportato la parziale rinuncia alle proprie potenzialità di compositrice. Nella Clara di Manfridi c’è la grande pianista di fama internazionale dentro la quale vive la madre preoccupata per il futuro dei figli, per la salute del suo sposo, travolto da fortissimi disturbi psichici. Una donna cosciente di vivere di persona un importante capitolo della storia, ma senza poter prescindere dalla vulnerabilità della madre che deve pensare al quotidiano e alle sue urgenze. Per questo parlo di un atto d’amore, perchè a questa Clara l’autore ci invita a voler bene, e per farlo crea una fortissima empatia fra la protagonista e lo spettatore, illuminandola di frammenti di normalità che la spostano dal piedistallo dove la storia l’ha cristallizzata, per avvicinarla a not come donna capace di nutrire sentimenti nobilissimi, ma anche di mostrare le sue paure e fragilità che ce la rendono assai più vicina e più vera.”

    Dalla prefazione di Antonio Di Pofi

    10,00
  • NASCITA E RESURREZIONE DI CITTANOVA

    “Le radici di Cittanova affondano in un secolo di pesti, di guerre, di scoperte scientifiche. Era soltanto un casale, certo, Curtuladi, poi Casalnuovo, ma inizia a costruire il proprio destino. Questa e stata la felice e risolutiva intuizione artistica del testo di Manfridi: narra¬no, le voci, la storia di un paese e le loro stesse vicende, individuali e collettive, diventano la costruzione di una comunità. (…)
    Alle pesti del Seicento si sostituiscono nel secolo successivo sommovimenti naturali e politici. II terribile “tremuoto” del 1783 provoca danni immensi, mettendo a dura prova la popolazione che seppe mostrare forza e coesione, specie davanti allo sgomento per la morte della principessa Maria Teresa Grimaldi. La Repubblica partenopea nei pochi mesi di vita, da gennaio a giugno del 1799, vide la borghesia cittadina ergersi a protagonista dell’affermazione dei valori della rivoluzione francese. Innalzare l’albero della libertà e combattere la battaglia contro i sanfedisti nel forte di Vigliena presso Napoli, segnarono, dopo il bando di Grimaldi, l’atto fondativo del paese.
    Giuseppe Manfridi con Nascita e Resurrezione di Cittanova ha saputo rendere alta e tesa drammaturgia questi avvenimenti storici, trasformando le gesta eroiche in un grido universale di libertà.”

    Dalla prefazione di Francesco Adornato

    10,00
  • (RIS)VOLTI DELL’AMORE

    “Fra tutte le creature dotate di anima e intelligenza noi donne siamo le più sventurate”. Queste le parole di Medea nel testo euripideo.
    Ed è, infatti, Medea simbolo di quella fragilità femminile che si cela tante volte dietro una imponente corazza.
    Donna abbandonata, tradita e ferita nell’orgoglio, dominata dal profondo desiderio di farsi giustizia, Medea, con lucida ratio, giunge al parossismo senza tregua trasformando la sua esasperazione in follia.

    8,00
  • ANEDDOTI AL RISTORANTE DOPO LO SPETTACOLO

    Il titolo, “Aneddoti al ristorante”, è riduttivo. C’è ben altro in questo libro di Marco Parodi che mette insieme, recita dopo recita, le chiacchiere, i pettegolezzi, le gaffes, le descrizioni di volta in volta divertenti, commosse e pungenti dei mille commensali con cui, per quarantacinque anni, ha diviso la tavola. C’è la ricerca, ostinata e a tratti amara, di un tempo perduto, di un mondo che non c’è più: quella “vita orribile composta da infiniti quarti d’ora meravigliosi” che l’autore, nell’epigrafe affidata alle parole della grande Sarah Ferrati, intende celebrare. Non c’è più quel teatro, fatto di tournée che duravano mesi, da settembre a giugno, e spesso si concludevano proprio in Sardegna, dove Parodi ha scelto molti anni fa di vivere, e di continuare a fare il suo mestiere. Era un titolo in cartellone, allora, il teatro, ed era anche una continua ricerca di alberghi, di camerini sufficientemente comodi, di ristoranti giusti. Era un ritrovarsi tutti. Amici e nemici, complici e antagonisti, amanti e coniugi ufficiali (arrivavano il fine settimana, a scompigliare posti a tavola ed emozioni).
    Pettegolezzi, segreti inconfessabili (e confessatissimi), sospetti, debolezze, avarizie, gelosie. Era un teatro nel teatro. Lo è – un teatro nel teatro del teatro – in questa serie di aneddoti che Parodi inanella con feroce eleganza. Mettendo i suoi lettori nella divertita condizione di guardare dal buco della serratura, senza sentirsi troppo indiscreti. Ma anche concedendo loro di salire in palcoscenico, prima di cena.

    Nota di Maria Paola Masala

    10,00
  • LA STREGA DELLA GIUNGLA

    “Gli indigeni Sanguerosso avevano in un tempo lontano, quando lui era molto piccolo, ucciso i suoi genitori che erano felici e innamorati. Un giorno, mentre facevano il bagno nel fiume Sanguerosso, furono catturati e barbaramente decapitati ai piedi del grande Dio Ebòr e il loro sangue è ancora custodito in un posto segreto”.
    “Figlia mia, un tragico destino ti ha portata via da me troppo presto, troppo giovane per lasciarmi, l’immenso dolore mi ha spezzato il cuore: i tuoi abbracci mi davano energia e speranza, non riesco a dirti addio, ma ti dico solo che da quando non ci sei più io piango e sorrido allo stesso tempo, la mia mente è impazzita, ciao, ti voglio tanto bene, piccola”.

    8,00
  • IL VIAGGIO CHE NON HO FATTO
    THE JOURNEY I NEVER MADE

    Due donne si incontrano in una stazione. Petra è una migrante dei giorni nostri, straniera in Italia, sta per tornare al suo Paese dopo anni di assenza. Silvia è un’italiana degli anni cinquanta e si prepara ad emigrare. Sono chiuse in una stazione dove i treni sono soppressi. Tra timori e diffidenze il dialogo tra di loro si fa strada. La stazione si affolla via via di un coro di migranti di diverse epoche e luoghi, le loro voci si inseguono come in una fuga musicale e ci fanno vivere la partenza, il viaggio, l’arrivo e ancora la partenza. Quando l’affollamento si è fatto insopportabile, un treno si avvicina.

    12,00
  • SE LA TERRA TREMA

    Lei, forse, è l’unica superstite di un terremoto, di una città abbattuta, di un aereo caduto, forse si è persa allontanandosi dal gruppo fuggitivo … situazione che le ha causato cecità: provvisoria? definitiva? Un video a dirci che le città si sgretolano, ma lei è portatrice di fiducia nella vita. Tra tenerezze e passioni tra parole e danza si assiste alla ricostruzione di una identità femminile che rintraccia, nella memoria, accadimenti del contesto familiare che la vide, pur nella povertà, felice. Il pubblico si confronta sia con l’estraneo sia con lo straniero che è dentro di lui/noi e intuisce, che non vi è sud nel mondo, se non nel modo con cui ognuno guarda l’altro/a e tutte le diversità, oppure nel modo con cui dà valore a ciò che ha consistenza materiale: casa, oggetti, indumenti: il mondo che ci rassicura. Ma io esisto nella misura in cui riconosco il diritto a esistere, con pari dignità e attenzione all’altra/o fuori da me e che, diversamente da me, attraversa difficoltà che la mia esperienza non conosce.
    Lei costruisce nuova speranza perchè, come scrive la filosofa M. Zambrano: la vita vuole vivere.
    E l’autrice aggiunge: nonostante il dolore.

    8,00
  • PANNI SPORCHI

    La vicenda si svolge in una lavanderia a gettoni. Lorenzo, uomo di circa 40 anni, resta bloccato per un guasto alla lavatrice in cui ha messo il suo bucato. Deve attendere l’arrivo del tecnico in quanto la società di manutenzione non si rende responsabile per il bucato eventualmente abbandonato. In attesa del tecnico, Lorenzo incontra vari personaggi che per motivi diversi frequentano la lavanderia espressa. Vasco, barbone che in pratica vive lì dentro a causa di una recente e dolorosa separazione dalla moglie. Valentina, spogliarellista e aspirante editrice, che essendo stata chiusa fuori casa dal coinquilino deve lavare asciugare e stirare i vestiti che indossa per recarsi ad un appuntamento di lavoro fondamentale, Antonella, il primo amore di Vasco, che non ha mai smesso di amarlo nonostante sia stata da lui lasciata per sposare un’altra e Amanda la ex di Lorenzo che si reca nella lavanderia per chiudere definitivamente la partita con Lorenzo. In contro tesi col proverbio secondo il quale “I panni sporchi si lavano in casa” tutti i personaggi si trovano a raccontare le loro vicende e piccole tragedie dentro la lavanderia a gettoni. Una umanità smarrita e centrifugata da una società che lascia sempre meno spazio alla poetica della vita e che obbliga molti a scelte che poco hanno a che fare con i loro sogni. Ma lavarsi la coscienza, da ai vari personaggi la possibilità di sperare che alla fine la ruota possa girare a loro favore, proprio come gira il cestello della lavatrice che lava i panni sporchi.

    10,00
  • IL VANGELO SECONDO ANTONIO

    Don Antonio, un parroco di una piccola comunità, vicario generale del vescovo, si ammala di Alzheimer. Al suo fianco la sorella, devota perpetua dal carattere rude e un giovane e candido diacono. La malattia colpirà la mente brillante di questo sacerdote e nulla sarà più come prima: i congiunti si muoveranno a tentoni in un terreno per loro sconosciuto, con rabbia, insofferenza e shock. Don Antonio, entrato nella nebbia, inizierà a perdere tutti i riferimenti della sua vita ma allaccerà un rapporto nuovo e singolare con Cristo che porterà avanti anche quando, alla fine, si sarà dimenticato della malattia stessa. Il racconto della malattia, condito dell’involontaria comicità che si porta dietro, è anche il pretesto per riflettere sulla fede e sul senso religioso che ognuno di noi, volente o nolente, ha dentro di sé.

    10,00
  • IL DISCORSO DEL CAPITANO

    “Si parte tra i puntini, anzi, tra le puntine, si arriva tra le stelle, lì dove fu calciato quel giorno l’ultimo pallone di Francesco Totti. E in mezzo c’è il discorso del capitano che è una sorta di dichiarazione dei diritti dell’uomo, la proclamazione d’indipendenza del mondo, la magna carta di Roma, la letterina di Natale del figlio più amato, ma scritta a maggio e valida per tutta la vita.
    Il romanzo di Manfridi riconosce un posto nella letteratura al discorso di Totti, che quel giorno è stato più Totti che mai, senza aver segnato, senza aver inciso, se non per il fatto di essere in campo in quei minuti finali di una partita che ci ha spaventato e poi fatto esultare e poi ridere e poi piangere come se fosse la summa di tutte le partite del mondo.”

    Dalla prefazione di Daniele Lo Monaco

    10,00
  • LA PARTITELLA

    “Uno sterrato ai piedi di una scarpata su cui passa un cavalcavia. Sul terriccio grumoso, due linee di gesso bianche. Si tratta del corner di un campetto di calcio presso cui, sin dalle prime ore dell’alba, affluiscono vari ragazzi e ragazze che, disertando la scuola, si sono lì dati appuntamento per una partitella di cui gli uni saranno protagonisti e le altre spettatrici. La situazione, solo marginalmente legata all’evento calcistico, è tale da consentire un intreccio di racconti. Piccoli grandi amori… ansie di crescita… sogni di trionfi futuri… progetti matrimoniali… e quant’altro ancora può immaginarsi come alimento fantastico di quell’ineffabile età di passaggio che è possibile individuare nel valico tra l’ultimo anno di scuola e il primo di università, o di lavoro.
    L’età delle prime occasioni, delle grandi attese, del futuro che incombe”

    Dall’introduzione dell’Autore

    15,00
  • Appunti e riflessioni sull’opera di GIUSEPPE TROCCOLI

    Il presente studio è stato oggetto di tesi all’esame di maturità di Carlo Forace.Tenuto nel cassetto per tanti anni, oggi l’autore, senza nessuna pretesa letteraria, sente la necessità di pubblicarlo in quanto docente dell’Istituto Comprensivo di Lauropoli, dedicato per l’appunto a Giuseppe Troccoli. Tale bisogno scaturisce dalla non conoscenza, dei docenti e degli alunni, dell’importanza del poeta-scrittore Giuseppe Troccoli, nato a Lauropoli nel 1901 e deceduto a Firenze nel 1962. Egli si è distinto a livello nazionale con la sua vasta produzione che si è articolata con poesie, romanzi, opere teatrali e saggi critici. L’occasione di avere uno strumento pratico e sintetico, secondo l’autore, è rilevante per dare la possibilità ai docenti di utilizzarlo al fine di poter far conoscere e apprezzare ai ragazzi la valenza delle opere dello scrittore-poeta paesano al quale, giustamente, gli è stato dedicato l’Istituto Comprensivo.
    Naturalmente la pubblicazione è rivolta anche ad altri, con l’obiettivo di appassionarli al passato e ai personaggi che sono vissuti in questo territorio.Tutto ciò servirà a sviluppare la conoscenza delle”nostra” storia e quindi aumentare l’orgoglio di appartenenza alla propria terra, la quale ha tanto bisogno di essere amata e apprezzata, per poi veicolarla, con il contributo di tutti, verso un meritato sviluppo.

    10,00
  • QUI SONO NATO
    Le fotografie di Nicola Caracciolo

    120 pagine, oltre 200 stupende foto. Il libro “Quì sono nato”, che raccoglie scatti del castrovillarese Nicola Caracciolo, raccontati da testi del giornalista Lucio Rizzica in una impaginazione del grafico Stefano Marcialis, è edito da La Mongolfiera. Comunità, Terra, Sacro e Segno sono le bussole guida di questo affascinante percorso identitario di grande impatto, suscitato dall’amore per la propria Terra, per le proprie Origini e Radici.
    L’opera, la prima per Caracciolo, tra tanto lavoro ed appostamenti a favor di luce, ancora una volta testimonia la sua capacità espressiva e umana di saper catturare , rendere e fissare le immagini degli antichi manufatti per poi riproporli con un Cuore e forza straordinari, che non hanno mai “tradito” le peculiarità dei luoghi natali. (da Il Dispaccio.it)

    30,00
  • RIFRAZIONI. Scritti in onore di Michaela Böhmig

    Scritti in onore della professoressa Michaela Bohmig da parte di molti che ” hanno voluto restituire a Michaela, in segno di vicinanza, immagini rifratte della sua ricerca” I Curatori.

    25,00
  • ZOZÒS

    (…) Il fatto è che in Zozòs l’azione è totalmente delegata alla parola, e in questo sta il valore strutturalmente drammaturgico della lingua di Manfridi. Si tratta, qui, di un processo agito a livello psicoanalitico, in cui la rivelazione che Edipo è l’assassino di Laio, ma anche figlio dell’assassinato e di Giocasta, è – per dirla con Freud, che nell’Interpretazione dei sogni definisce l’Edipo Re come il paradigma del fenomeno psicologico – “gradualmente e ad arte approfondita e ritardata”. Una rivelazione in cui il riconoscimento è riconoscimento di sé, e, allo stesso tempo, è una realtà in cui il destino dell’auto-agnizione si compie ripercorrendo in modo sempre più consapevole quegli stessi gradini inconsapevolmente discesi verso l’abisso oscuro del proprio essere. Un thriller verbale e psicoanalitico, insomma, in cui l’indagine poliziesca della concatenazione di eventi conduce al disvelamento della insopportabile verità attraverso successive e inesorabili deduzioni, con un meccanismo a orologeria puntualissimo in cui ogni singola parola gioca il suo insostituibile ruolo.
    Dalla postfazione di Claudio Boccaccini

    10,00
  • TRA LUCI ED OMBRE

    Un insieme di testi indipendenti l’uno dall’altro ma uniti dal voler mettere in scena la “fragilità” dell’uomo, dell’essere umano.
    Luci tenui accompagnano questi personaggi verso il loro destino vagando tra parole fatte d’incertezza e di speranza. Un linguaggio che varia, da uno stile più poetico, sino ad un linguaggio più moderno e più veloce. Stili diversi ma uniti da un uso intenso di pause e silenzi, colmati dalla bravura dell’ attore che deve essere capace di riempirli con la sua essenza. Un insieme di opere che mescola luci ed ombre dove ogni personaggio ha un segreto, un conflitto con sé stesso e con gli altri. Dove tutto non è ciò che sembra. (Dall’introduzione a cura dell’autore).

    “Il drammaturgo è colui che vive tra le luci e le ombre della scena”

    12,00
  • LA BANDA

    LA BANDA racconta l’inaspettato e folgorante incontro di un militare di leva con la musica e l’arte, grazie ad una banda militare diretta da un semplice maresciallo. Il soldato Vigili, pur di sfuggire agli snervanti obblighi della naja, fa di tutto per entrare a far parte della Banda della sua caserma, e si ritrova affascinato dalla personalità trascinante del maresciallo Bellini, eroico inventore e animatore di un gruppo di scalcinati, ma via via sempre più entusiasti, musicisti. La musica è l’altro elemento protagonista della storia, presente con la forza trascinante dello swing e le atmosfere romantiche di Glenn Miller, alternate alle marce da parata a volte giocose, a volte malinconiche, ma sempre popolari e di grande suggestione. Il racconto di un’avventura musicale e umana, che va ben oltre le mura di una caserma e ci riporta alla tradizione più graffiante della commedia all’italiana.
    LA BANDA è diventato anche uno spettacolo prodotto dalla U.A.O. in cui il bravo e versatile Federico Perrotta interpreta tutti i personaggi. La regia è di Manfredi Rutelli, regista e autore con cui ho condiviso un lungo sodalizio artistico proprio sulla linea del teatro di narrazione. La musica, evocata o eseguita direttamente dal vivo a seconda dei debutti, è l’altro elemento protagonista dell’evento teatrale, con diversi ensemble musicali organizzati di volta in volta in giro per le piazze italiane.

    8,00
  • SOLTANTO PER QUESTA VOLTA

    Un killer fatto di carne, cattiveria e freddezza d’animo. Abilità, bravura e regole. Capacità, controllo e macchinazione. Racconta la sua storia tra i ricordi, come in un labirinto che si snoda in un affascinante flusso di coscienza. L’amore, la morte, la follia, l’odio, si nutrono infine della speranza di una nuova vita, se non può essere quella di un nuovo mondo.

    20,00