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IO COME QUESTI NON CI DIVENTO
NARCISA ALLE ALGHEOgni essere umano, almeno una volta, si è chiesto: “potrei io, diventare pazzo?” e un brivido gli ha attraversato la schiena mentre ne immaginava il volto e ne percepiva il suo primo soffio. Spirito/mente, mente/spirito, confini e sconfinamenti. La vita, insomma.
La storia narrata attraverso i personaggi: uomini e donne spartiacque del prima e dopo Basaglia, attinge qui e li a fatti realmente accaduti e all’esperienza di psichiatra e uomo di Luigi Attenasio (intervistato). Tra verità e invenzione, dunque, l’autrice cerca di raccontare la condizione spirituale degli internati che, nonostante il dramma che vivevano, sapevano essere spiritosi, buffoneschi, simpatici e teneri. Il testo, come la legge 180, rappresenta anche il dissolvimento della distanza tra medico e internata: Narcisa. Donna giovane che veniva “messa alle alghe” nuda nella convinzione che, tale materiale, poiché inerte (nullo il valore scientifico), avrebbe cancellato ogni pulsione vitale, anche quella preposta alla sopravvivenza della personalità.
Narcisa e Psichiatra compiono un atto d’amore nell’essere tramite di conoscenza non solo relazionale. E Narcisa, che non poteva che aver vissuto profonde delusioni sentimentali, finalmente, può fidarsi a un uomo, sa di potersi affidare a un uomo.
E’ in tale fiducia che va cercata quella speranza che auspica che vi siano giovani donne e uomini capaci di cambiare leggi vecchie (pensiero, sistema, azione) in leggi che costruiscano “ponte” indispensabile a fondare se non una nuova città, una nuova società. Al pubblico, giovane e meno giovane, lo Psichiatra sembra domandare: qual è la strada che dobbiamo percorrere noi “sani” per sentirci meno soli nelle nostre certezze?Maria Inversi (autrice) – Luigi Attenasio (psichiatra)
TEATRO 59
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I LUOGHI DEL POSSIBILE
cinque pezzi di teatro italiano contemporaneo… Lo sottolineo senza autocensure di maniera: ritengo che questi cinque brevi pezzi di pura drammaturgia siano tutti, assolutamente tutti, di livello notevole; addirittura, quasi sbalorditivo nella democratica diffusione dei pregi, nelle varie tessiture dialogiche, nella singolarità delle trame, negli impasti narrativi e nei diversi modi di corrispondere a un tema premesso: i luoghi del possibile.
lo stesso ho faticato a confrontarmi con un argomento così rischiosamente multiplo e inafferrabile per cavarne motivo di sollecitazione non facile, e subito ho trovato una corresponsione complice, ricca di idee e di spunti. Abbiamo molto parlato di teatro prima di avviare le diverse scritture, che infine hanno preso forma, una a una, in modo autonomo e compiutamente personale.
Per certi versi, considero questo libro un vero traguardo. Nel senso che si è meritato di esistere, e che il materiale scenico che ci mette a disposizione non lo si direbbe affatto l’inerte corpo di lavoro prodotto da un impegno sperimentale, come di chi debba cimentarsi per apprendere. Qui ovunque c’è grazia, dolore, ironia e ispirazione. In ognuno dei quattro autori, e nella sola autrice.Giuseppe Manfridi
TEATRO 60
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TRE ANNI
Un sogno ricorrente.
Un figlio cerca ostinatamente di riannodare gli attimi felici della sua esistenza accanto alla madre durante i suoi primi tre anni di vita.
L’amore, gli ideali e le cause che hanno portato alla detenzione, in un percorso lucido e fantastico al tempo stesso. Il carcere, focolare domestico e luogo di costrizione.TEATRO 58
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“LA SUPPLENTE” E “IL FAZZOLETTO DI DOSTOEVSKIJ”
Due spettacoli in forma di monologo(…) Il teatro nella vita, la vita nel teatro, per una eccentrica, tenerissima, supplente, Stella, che ha occhi intensi di blu oltremare di una strepitosa Silvia Brogi: a disposizione solo un’ora, il tempo stesso, reale e immaginario, della pièce, per incantare i finti scolari e i veri spettatori (…)
Tra i bellissimi testi riproposti con La supplente nell’ambito del Teatro dell’Eccesso (La cena, Il maestro, Gioco al buio, lodevolmente proposti dalla Mongolfiera in questa stessa collana) figura l’altro splendido monologo che qui potete leggere II fazzoletto di Dostoevskij, che si può riassumere con questa sarcastica ironia del protagonista: Ma che c’entravo io?… E che c’entrava il mio povero fazzoletto col ventotto gennaio 1881 del signor Fedor Dostoevskij?… Cosa?…(da “Qui e Ora” di Fabio Pierangeli)
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TEATRO DELL’ECCESSO
Capitolo secondo“(…) Nelle opere proposte in questo volume – ‘La Cena’, ‘Il Maestro’, ‘Gioco al buio’ – concepite in un arco temporale che va dal 1991 al 2011, oltre a ritrovare temi, linguaggi e luoghi propri della drammaturgia di Manfridi, si ravvisa anche la presenza evidente di una certa nota noir che serpeggia in tutte e tre le storie e che le accomuna in un’atmosfera da thriller.
In tutti e tre i testi assistiamo all’attesa di un evento che, con il dipanarsi della vicenda, si carica di suspense. Si tratta di tre storie e tre ambiti completamente diversi, dove ci si imbatte in fantasmi di cadaveri, in cadaveri fantasma, e in cadaveri veri e propri. (…)”(Dalla prefazione di Claudio Boccaccini)
TEATRO 56
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TI AMO, MARIA!
“Ti amo, Maria!” è una storia colma di energie compresse pronte a esplodere. Energie oscure e lampeggianti da cui promanano fantasmi, e, con essi, visioni esagerate dell’amore.
L’amore, ecco! Di questo, soprattutto, racconta la commedia che, a dirla breve, potrebbe essere definita una storia d’amore. Certo, bruciante, poichè i sentimenti che le danno anima si nutrono di un’idea dura dell’amore, concepito come inimicizia, scontro, conflitto. Soprattutto, come persecuzione. E se si dà persecuzione, si dà una vittima e si dà un carnefice. In questo caso, chi l’una e chi l’altro? Non è data risposta. Come nel caso di un amante che perseguiti l’amato accusandolo a sua volta di essere uno stalker. Un circolo vizioso. Una patologia. Una patologia di coppia. -
ISMENE
-“Ho bisogno di parlarti”,
“Ancora… Ci siamo detti già tutto”,
“Ho mentito… Non ti ho detto la cosa più importante”,
“L’ultima volta mi avevi detto la stessa cosa”,
“Questa volta sono sincero, ho una cosa importantissima da dirti, una
cosa che non ti ho mai detto”
“Non so…”
“Dopo non mi rivedrai mai più”.
Quell’esitazione è la conferma della mia vittoria distruttiva su
entrambi.
Chi dei due si salverà?
lo scommetto…
nessuno. –Dalla Bibbia ai classici greci, il teatro offre il palcoscenico per mettere in scena la tragedia contemporanea delle relazioni di coppia, sempre di più pretesto di proiezioni individuali di nodi non risolti.
Amore, odio e violenza in questi contesti diventano equivalenti, una confusione che preclude il più delle volte la possibilità di una via di scampo e di salvezza.
Questo testo, se pur drammatizzato, vuole essere un’analisi secondo il modello della psicologia analitica junghiana di quello che sta accadendo in seno ai rapporti di coppia. -
STELLARUM OPIFICE
Celeste e altre figlieOh padre mio, voi che con quell’occhiale maraviglioso
le stelle avete avvicinato vicino e anco più vicino,
sapeste come anch’io desidererei prender con la mano
e serrare nel pugno quel che mi appare lontano e d’improvviso
farlo arrivar vicino e più vicino…Oh, mein Vater. Sie haben mit jenem wunderbaren
Glas die Sterne näher und näher gebracht. Wenn Sie
nur wüssten, wie ich mir auch wünschte, das anzufassen
und in die Hand zu schließen, was mir so weit
weg scheint, um es plötzlich näher und noch näher zu
bringen…Oh! Mon père, vous qui avec cette lunette merveilleuse
avez rapproché les étoiles, tout près et encore
plus près, si vous saviez combien moi-aussi je souhaiterais
prendre dans la main et serrer très fort ce qui
m’apparaît si loin et soudain rapprocher tout près et
encore plus près…La figlia di Galileo, Virginia, viene alla luce al fiorire di un nuovo secolo: il 1600. A 13 anni, per volere del padre, entra nel convento di San Matteo in Arcetri prendendo il nome di suor Maria Celeste. Galilei esplora i massimi sistemi, Celeste ha bisogno di una coperta per scaldarsi, chiede selvaggina per le consorelle malate e sogna una cella “tutta per sé”. Al padre invia collari imbiancati e medicine dalla spezieria del convento e, intanto, si strugge nel desiderio di vederlo: “Ah, se V.S. potesse penetrar l’animo e il desiderio mio come penetra i cieli…”.
La vicenda di Celeste rinvia ad altre figlie: da Minerva uscita dalla testa di Giove a Tatiana Tolstoj, da Eleonor Marx ad Anna Freud senza dimenticare
Matilde Manzoni: “Vero, caro papà, che se dovessi star male tu verresti?”.* * *
Die Tochter von Galileo, Virginia, kommt zu Beginn des XVII Jahrhunderts zur Welt. Im Alter von dreizehn Jahren tritt sie, nach ihres Vaters Willen, in das Kloster San Matteo in Arcetri ein und nimmt den Namen Schwester Maria Celeste an. Galilei erforscht die hauptsächlichen Weltsysteme; Celeste braucht dringend eine Decke, um sich zu wärmen, sie bittet um Wildbret für die kranken Mitschwestern und träumt von einer Zelle „nur für sich”. Dem Vater schickt sie gebleichte Kragen und Medikamente aus der Klosterapotheke und vergeht inzwischen vor Sehnsucht, ihn wiederzusehen: „Ach, mein geliebter Herr Vater, wenn Sie in meine Seele und in mein Verlangen eindringen könnten, wie Sie in den Himmel eindringen…”
Celestes Leben verweist auf andere Töchter: die aus Jupiters Kopf entstandene Minerva, Tatiana Tolstoj, Eleonor Marx und Anna Freud, ohne
Matilde Manzoni zu vergessen: „Stimmt es, lieber Vater, dass du kommen würdest, falls ich krank wäre?”* * *
La fille de Galileo, Virginia, vient au monde à l’aube d’un nouveau siècle: le XVIIème. A 13 ans, selon la volonté de son père, elle entre au couvent de San Matteo in Arcetri, adoptant le nom de Soeur Maria Celeste. Galileo explore les plus grands systèmes, Celeste a besoin d’une chaude couverture,
demande du gibier pour ses consoeurs malades, et rêve d’une cellule “toute
pour soi”. Elle envoie à son père les rabats de cols blanchis ainsi que des
potions de l’herboristerie du couvent tandis qu’elle brûle du désir de le voir: «Ah! Si mon Seigneur Père pouvait pénétrer mon âme et mes désirs comme il pénètre les cieux…».
L’histoire de Celeste rappelle d’autres filles célèbres: Minerve, née du cerveau de Jupiter, Tatiana Tolstoï, Eleonor Marx, Anna Freud et enfin, Matilde Manzoni: “N’est-ce pas que tu viendrais, mon cher père, si j’étais souffrante?”Traduzioni del testo teatrale:
Dorica Poggi in tedesco
Michel Rocher in francesePadre che sei nei cieli
di Manuela FraireGalileo Galilei
di Bernd BergeEin nachmittag bei den klarissen
di Jenny KirschblumMon Père
di Maria LaboritUne ombre sur le mur
di David HaziotTEATRO 53
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IL MIO COPPI
pedala, pedala“Il mio Coppi”, pièce teatrale interpretata da Pamela Villoresi, da un racconto di Albe Ros, testo di Daniela Morelli e regia di Maurizio Panici. Pamela Villoresi interpreta il ruolo di Maria, sorella maggiore di Coppi. Il momento è drammatico: Coppi è in agonia e Maria cerca di trattenerlo con la forza del suo amore e della sua pedalata. Con la memoria di una vita vissuta in fuga, una vita che ora sta per fuggire davvero.
TEATRO 51
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EL MATADOR
racconti desaparecidosConosciuta ai più, la storia della Guerra Sporca e il dramma dei desaparecidos argentini, vengono narrate in “EI Matador” in modo diverso e innovativo. Le vicende ruotano attorno alla vita di un piccolo orfano che cresce tra fette di pane, sugo al pomodoro riviste sportive e partite di calcio, accudito dalla Nonna e da un piccolo televisore rosso di marca Brionvega.
ll protagonista in scena è adulto e ricorda con gioia e dolore assieme il suo passato e le sue privazioni, e tragicamente in quegli anni non è solo.
Ad essere privato dei loro affetti più cari, come lui, migliaia di Madri argentine.Dalla presentazione di Antonio Nobili
TEATRO 52
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BUENOS AIRES TANGO…
Viaggio dell’Emigrante calabrese sulle strade del Tango argentinoLo spettacolo è ambientato quasi interamente in Argentina, nel porto di Buenos Aires. Non c’è una vera e propria unità di tempo, in quanto in scena si vedono pezzi della vita dell’emigrante a distanza di anni, scanditi dalla musica argentina: il Tango. Per una questione poetica, stilistica e di tradizione, il Tango parlerà in madre lingua o attraverso la musica.
TEATRO 50
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IL TIGLIO. Foto di famiglia senza madre – LA PORTA
IL TIGLIO
Foto di famiglia senza madreNord. La separazione tra un padre e un figlio, e l’inserimento di quest’ultimo in una comunità per disabili psichici. Un processo lungo e sofferto, fatto di incontri e scontri, verità e mezze bugie, tenerezze e silenzi, dialoghi a volte surreali; il tutto sotto gli occhi di una improbabile dottoressa.
LA PORTA
Sud. Due fratelli non più piccoli trascorrono i giorni chiusi dentro la propria camera, aspettando la madre. Una claustrofobica attesa in cui lo scorrere del tempo è scandito da giochi infantili, veloci battibecchi e letture di articoli di giornale, unici indizi della presenza di un mondo esterno.
TEATRO 49
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IN SCENA
Sfogliare una rivista, un libro, osservare la realtà delle cose e degli uomini, i paesaggi, i luoghi, è come aprire una finestra sul mondo, anzi, è come sollevare il sipario sul palcoscenico della commedia umana, fatta di melodrammi e tragedie, di lirismo e comicità. Immagini di scene, realistiche o romantiche, simili a quelle di antichi diorama, baluginanti e ritmati tra la notte e il giorno: questo è il significato che contiene l’illustrazione di copertina che è ispirata al gioco del teatro di Emanuele Luzzati.
Ogni scena raffigurata o raccontata può essere il racconto di una vicenda umana, ogni vicenda umana può essere raccontata attraverso forme artistiche diverse come il teatro, il cinema, le arti figurative, la musica, la poesia, la letteratura, la fotografia…
E il lavoro dell’artista si riferisce all’esistenza dell’uomo , testimonia le circostanze culturali e sociali ed interagisce con i luoghi di appartenenza, dove convivono una grande varietà di fenomeni collettivi e individuali, culture contrastanti e interconnesse. La cultura assume come luogo di produzione l’ambito urbano che si qualifica come luogo immaginario della cultura globale e locale.
E’ stato un grande onore realizzare questo bozzetto per quest’ opera che tratta della magia del teatro, ma la cosa più importante è quella di avere collaborato, scambiandoci affetto e stima, con una persona amica, con Dino Pittelli, che si è sempre contraddistinto oltre che per l’impegno sociale e culturale, anche per la sua professione di maestro ed educatoreEnzo Palazzo
TEATRO 48
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MY TANGO…Viaggio dell’Emigrante calabrese sulle strade del Tango argentino
Lo spettacolo è ambientato quasi interamente in Argentina, nel porto di Buenos Aires. Non c’è una vera e propria unità di tempo, in quanto in scena si vedono pezzi della vita dell’emigrante a distanza di anni, scanditi dalla musica argentina: il Tango. Per una questione poetica, stilistica e di tradizione, il Tango parlerà in madre lingua o attraverso la musica.
TEATRO 47
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REAL MADRID – ROMA 1-2
Atto QuintoE’ stato detto: al Santiago Bernabeu novanta minuti possono essere lunghissimi. Molto più lunghi che altrove. Questa la particolare dimensione in cui siamo andati a vincere una gara che ci sarebbe bastato pareggiare, ma che se avessimo provato a pareggiare, avremmo senz’altro perso, e che invece tentando di vincere per riuscire a pareggiarla, a un certo punto ci siamo trovati a vincerla, e poi di nuovo a pareggiarla. Allora abbiamo provato ancora a vincerla per conservare quel pareggio sino alla fine, e alla fine…
… no, presso la fine…
… nell’anarchia degli attimi estremi, in un tempo di recupero in cui la masnada dei novanta minuti insisteva a propagare un senso di interminabilità…
… solo a quel punto…
… the titie!
Il titolo di stasera!… Il titolo dello spettacolo, del libro!…
PERCHÉ UNA PARTITA… È PER SEMPRE -
CLARA SCHUMANN
“Cosa significa essere “rivale” del proprio consorte (pianista riuscita lei, pianista fallito lui per assurdi esperimenti cui sottopose le dita fino a rovinarsi una mano)? Come si concilia la propria carriera con la maternità (otto figli in quattordici anni, con il quinto, Ludwig, anche lui malato di mente)? Come si convive sedici anni con un genio? Qual è la propria responsabilità, nella sua lotta durata oltre un quindicennio, contro la follia? Ciò che avvince nel monologo-confessione di Clara è che essa ci viene porta senza infìngimenti, ma anzi come l’ammissione di una scoperta disarmonia interiore, se non proprio un dissidio tra sé e l’altro da noi”.
dalla prefazione di Guido Davico Bonino
TEATRO 46
Testi in italiano
in francese (en francais)
in croato (na hrvatskome)Traduzioni del testo teatrale
Anne Manceron in francese
Sandro Damiani in croatoInterventi critici
Dissonances
di David HaziotSchumann,
ludilo u vrijeme karnevala
di Miljenko Jergovié“Il tuo amore è la mia vita”
di Angela Annese -
NOTTE DI EleoNora GIORNO
Bilingue: italiano e ucrainoNotte di EleoNora Giorno è un dramma che attraverso una sospensione spazio-temporale compone, in un unico atto, uno squarcio di psicologia femminile in emersione da eventi storici e politici dell’Unione Sovietica. E’ un testo che nel dialogo sfiora l’assurdo e nasconde, in una struttura di rimandi e del doppio, una narrazione in grado di produrre, dentro un indefinito presente che rimanda al passato, un costante perturbamento.
Messo in scena dal regista Oleksandr Balaban presso il Centro Nazionale di Arte Teatrale Les’ Kurbas di Kiev nella stagione 2008-09, lo spettacolo ha avuto 31 repliche.
Nic EleoNoiy Den’ è il primo testo teatrale ucraino tradotto in italiano.TEATRO 45
Traduzione di Anastasiya Rakhuba
A cura di Erica Faccioli -
ROMA-JUVENTUS 3-2
Atto Quarto“Un’onda si spande in lontananza, verso la Nord. Morini lancia un pallone lungo in area.
Lunghissimo, da sotto la Tevere. Prati lo stoppa di petto dando le spalle alla porta, che è un rettangolino minuscolo ai limiti del mondo. La palla picchia in terra e, sul rimbalzo, il mio idolo, balocco dei miei sogni, ha una torsione repentina, la impatta di collo pieno e in mezza girata la sbatte sotto la traversa.
Mai visto così bene dal parterre della Sud un gol fatto sotto la Nord!
Benedico la miopia accresciuta che mi ha imposto lenti che ricusavo da troppo, e che dunque mi ha permesso al meglio la visione di quel gol magnifico.
Per una volta, sono io che posso raccontarlo a chi non l’ha capito.”
PERCHÉ UNA PARTITA… È PER SEMPRE -
ROMA-LIVERPOOL 1-1
Atto Terzo“Roma-Liverpool l’avevo un po’ scansata da me, ma mai abolita.
Come abolire un kolossal?… Un kolossal dell’anima. Roma. Roma e la sua finale. ..
… la città si era guadagnata quella finale di Coppa Campioni `83/’84 prima che riuscisse a farlo la propria squadra. Al tentativo numero uno.
Meraviglia delle meraviglie! Come non pensare al miracolo!? E una porzione di miracolo ci è stata data.
Tutto intero no, ma una porzione di miracolo già basta a segnare una vita.
Qui, e non altrove, nella Roma della Roma, si sarebbe disputata l’ultima gara.”
PERCHÉ UNA PARTITA… È PER SEMPRE -
PISA-ROMA 1-2
Atto Secondo“Stasera siete tutti invitati ad abitare con me questo tempo di sosta, di vita sospesa. Questo segmento durante il quale il miracolo che sembrava stesse per avvenire fu colto da ictus, senza tuttavia svanire.
Sarà indispensabile, però, raccontare anche motto di ciò che sta prima di questo segmento, e un po’ di ciò che gli sussegue.
A cominciare da una Nazionale campione del mondo che restituisce alla Serie A una Juventus coi connotati della superpotenza.
Fatto salvo Bruno Conti, ce li ha tutti lei: gli azzurri migliori; il francese migliore; il polacco migliore. E chi non era migliore da prima, lo è diventato durante. Vedi Paolo Rossi.
La si direbbe una corsa a uno. Difatti!…
… Solo che quell’uno non sarà l’uno che era stato previsto.”
PERCHÉ UNA PARTITA… È PER SEMPRE