È nato a Roma, dove vive e lavora. È laureato in Filosofia.
Durante gli studi universitari si appassiona alla tradizione
di Stanislavkij in America. A New York, conosce personalmente Lee Stasberg e assiste alle sedute di lavoro che l’anziano maestro tiene all’Actors Studio. Acquisisce strumenti di metodo che sperimenta per anni come attore, lavorando, tra gli altri, con Marco Bellocchio, Liliana Cavani, Giuseppe Piccioni, Peter Patzak, e di cui più tardi si servirà anche come regista.
Mette in scena vari testi di cui è autore: L’ultimo miraggio di Andreas Roth, da J. Roth. Quando eravamo nel boom (Gli anni ’60 dal rosa al nero). Il viaggio di Pallina Rossetti, da G. De Maupassant. L’ispettore, adattamento originale da N. Gogol. Senza fissa dimora, sui dannati delle metropoli.
L’incontro con Susan Batson segna un decisivo approfondimento nella visione del lavoro scenico e si riflette nella scrittura teatrale.
Zoo Paradiso, ispirato all’assedio di Sarajevo, viene messo in scena all’Actors Studio di New York nel `96, con la regia di Susan Batson e la supervisione artistica di Arthur Penn.
Nello stesso anno, In Italia, vince il premio Enrico Maria Salerno per la drammaturgia.
Nel 2000 esordisce nella narrativa con il romanzo Tocco Magico Tango, edito da Minimum Fax, frutto di anni di gestazione e di ricerca sul primo trauma nazionale vissuto in diretta televisiva: la morte di Alfredo Rampi a Vermicino
Nel 2003 pubblica la raccolta di racconti Storie di Ordinario Amore, con la Fandango Libri.
Nel 2007, Hahnemann. Vita del padre dell’Omeopatia. Sonata in cinque movimenti, con E/O. La storia del medico tedesco e della sua geniale ricerca è arricchita dalle pagine di Luigi Turinese, medico omeopata.
Partecipa al Dizionario Affettivo della Lingua Italiana, edito da Fandango, insieme ad altri autori. Gay Panic, va in scena per la prima volta al Teatro Belli di Roma. A Milano, vince l’edizione 2009 del Premio Oltreparola per la drammaturgia.

  • GAY PANIC

    Il testo è ispirato a un fatto realmente accaduto durante la guerra in Iraq.
    Un turno di guardia in una torretta di sorveglianza. Daniel, un marine americano. Zaggam, una giovane recluta della rifondata Guardia Nazionale irachena.
    Questo accenno di conoscenza, di amicizia e infine di amore fisico diventa suo malgrado tragedia, ma conserva l’ironia e lo stupore possibili solo per una vicenda staccata dalla macchina mediatica e dai suoi bollettini di guerra. Un frammento della guerra che include l’elemento decisivo della sessualità, nonché la sindrome, il “gay panic” appunto, che minaccia il sistema nervoso dell’esercito americano.
    Daniel e Zaggam con le loro incertezze e i loro dubbi hanno la missione di ricondurci nello spazio mentale dove “quello che si vede non è quello che è”. Il loro confronto ci offre il privilegio di osservare due individui alle prese con il problema della comunicazione, con la difficoltà di restare umani in un contesto che per ragioni diverse li ha isolati rendendoli sempre più estranei a sé stessi, sempre meno convinti di prendere parte alla Storia.

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