ANITA AL BUIO
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Le inquietudini di una giovane donna omosessuale nell’era attuale, dove tutto cambia alla velocità della luce e in cui la precarietà rappresenta la base da cui iniziare a vivere. Anita ha 27 anni, è appassionata di cinema ed è fidanzata con un ragazzo suo coetaneo. Prima di partire per studiare regia a New York, in un viaggio con gli amici, scopre di avere una forte pulsione per una ragazza…
SKU: | 979-12-80419-09-5 |
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Category: | Teatro |
Anno | 2021 |
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Autore | |
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GERUSALEMME
IL GIARDINO DI MIRIAM E SALMANPer amore di Israele e dei suoi e nostri fratelli e sorelle Palestinesi è stato scritto questo testo di Lidia Caputo: nella storia del «possibile impossibile
» amore di Myriam, ragazza Ebrea, e Salman, giovane Palestinese, storia «battezzata» nel sangue degli innocenti, è un futuro che si lascia intravedere.
Un futuro che passa attraverso la conversione dei cuori e la fiducia che il “fratello – nemico” possa ritornare ad essere – per gli uni e gli altri – quello
che è davanti agli occhi di Dio: semplicemente il «fratello».Dalla prefazione di Bruno Forte
Lidia Caputo’s text was written because of the love she has for Israel and her and our Palestinian brothers and sisters. In the story of the «impossible – possible» love between a Jewish girl, Miriam, and a Palestinian young man, Salman, a story “baptized” in innocent blood, a future ray of hope can be perceived, a future which passes through the conversion of hearts and the faith that the «brother-cum-enemy» may go back to being – for one and the other – what he was before the eyes of God:
simply, the “brother”.From Bruno Forte’s preface
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Il caso fedra
Importante lavoro teatrale dell’autore che ha rivisitato le figure di tre protagonisti, Fedra, Ippolito e Teseo con caratteri moderni ma legata per ambientazione e stilemi al mondo classico. Nell’aver enucleato e seguito queste tre nuovissime situazioni psicologiche e esistenziali, per indagarle e rilevarle, è il gioco e la qualità dell’autore, che, se da una parte chiama il pubblico a giudicare fatti e persone, dall’altra non giudica lui stesso e lo mette in grado di non poter giudicare, proponendo tre verità plausibili, intime, ognuna con una sua necessità. L ’autore utilizza la scrittura metaforica e ricca di simboli e richiami poetici della grande tragedia classica, ove reinventa di propri con qualità mimetiche e moderna coscienza.
È stato messo in scena dalla compagnia teatrale Coop.Argot di Roma, con interprete principale Pamela Villoresi (Fedra) per la regia di Maurizio Panici. -
LA VITTORIA SUL SOLE
“La vittoria sul sole (Pobeda nad solncem), rappresentata all’inizio di dicembre 1913 al teatro “Luna-Park” di Pietroburgo, è un esperimento moderno di opera d’arte totale: il libretto di Aleksej Kru?cënych, le scene ed i costumi di Kazimir Malevi ?c e, anche se in misura minore, la musica di Michail Matju?sin condividono non solo l’impeto dissacratorio nei riguardi dei valori della tradizione, ma sono accomunati soprattutto dal tentativo di creare nuovi linguaggi artistici in campo poetico, pittorico e musicale. Se l’operato degli autori trae le sue giustificazioni teoriche dall’atteggiamento iconoclasta del futurismo, il concreto lavoro artistico si ispira, oltre che al futurismo, a tecniche sperimentate nell’ambito del cubismo”.
Dalla postfazione a cura di Michaela Bohmig
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DON PASQUALE (commedia in un atto)
Ristampa in italiano e francese della commedia “Falsi e sciocchi pregiudizi”.
Questa piccola commedia di un atto è nata in occasione delle recite dell’anno scolastico tenute dagli alunni della classe III sez. B del Liceo Classico di Cassano All’Jonio. Il risultato ottenuto propone lo squarcio di uno spaccato di mondo paesano con i morsi della disoccupazione, dell’emigrazione, dei beceri pregiudizi razziali, del contrasto tra mondo giovanile e radicate convinzioni degli adulti, del tenace attaccamento alla “roba” del rozzo “massaro”. -
Cvijeta Zuzorić (quasi una fantasia)
Nel dramma di Matko Srsen il vuoto, l’atto della lettura impossibile di qualcosa scritto da Cvijeta, incontra l’ipotesi di una scrittura possibile di Cvijeta, indicatori che favoriscono l’attivazione della reazione libro/lettore diventando indispensabili per l’incontra. E l’incontro fra Mara e Cviieta, nell’opera di Srsen, avviene nell’altro mondo, in una sala che rieccheggia di vuoto della villa Gozze di Trsteno. Il vuoto di Srsen è contrapposto ai dialoghi di Gozze in cui le due amiche filosofavano presso un ruscelletto, tra profumi della natura che facevano da cornice naturale a ‘due fiori’ del gentil sesso. Nella visio drammaturgica di Srsen le due amiche non sono più creature ospitate da un giardino che partecipano al fluire misterioso della vita, bensì due entità puramente spirituali, svuotate dal loro essere fisico, che dialogano su quanto nella loro vita reale, e nella storia in cui si inscrivono le loro biografie, è rimasto sottaciuto, colmabile unicamente con l’immaginazione artistica.
Come un’avversaria furiosa, giunta alla resa dei conti all’inferno, Mara conduce Cvijeta a dialogare sul non detto, rivela a Cvijeta l’enigma del suoi scritti ragusei e del manoscritto Orfeo, un dramma che essa brucia nella vita ultraterrena come avrebbe fatto in quella terrena, avvelena sé e l’amica con la cena, e loro muoiono intonando un madrigale e tenendosi per mano, per rimanere immortalate nel loro amore per un’altra volta ancora. Così anche la morte fisica trova il suo doppio, nella morte metafisica, in uno stesso spazio che è quello dell’Incontro nel Canto in cui si fondono la natura e l’anima delle due donne-entità.Suzana Glavas
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CON LE TUE LABBRA SENZA DIRLO
Con le tue labbra senza dirlo è il monologo tragicomico di un giovane autore/attore che approfitta del palco per confessare tutta la sua arroganza. L’arroganza di un amore, profondo, viscerale, che si traduce in un gioco di maschere in cui la parola passa senza distinzione dall’autore all’attore, in un continuo rimescolamento delle parti. Quale migliore alchimia per esprimere, all’esordio, tutto il proprio amore per il teatro?! Amore arrogante, che restituisce, di riflesso, l’arroganza della sfida che il teatro lancia a quanti vogliono calcarne le scene. Da qui la galleria di personaggi con cui impatta il giovane autore ai primi passi – dalla famiglia, al parroco, ai baroni dell’arte.
Massimo Canepa
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LA STANZA DELLA MEMORIA
Il testo nasce dall’urgenza di aprirsi e dialogare con quelle emozioni e quelle immagini che dal passato risalgono alla memoria, ripercorrendo con affettuosa ironia la storia di una comunità sociale calabro-lucana nel periodo compreso tra gli anni 30 e gli anni 80. Un musicista e la sua fisarmonica, anima e voce popolare, accompagnano questo viaggio temporale, creando un contrappunto di suoni, rumori e battute. La vicenda ruota intorno a nonna Francesca e al mondo che la circonda. Saverio e Dario, nipoti della ormai vecchia Francesca, ci accompagnano in questo itinerario emozionale. Il mondo contadino e il suo crepuscolo, l’avvento del mondo industriale, l’emigrazione, la mutazione dei valori, il passaggio generazionale, l’epoca del boom con nuove dinamiche sociali e con culti e modelli emergenti. Il testo ha ottenuto una segnalazione al premio nazionale teatrale Città di Reggio Calabria 1996. È stato messo in scena dalla compagnia teatrale Scena Verticale di Castrovillari (Cs).
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FAMIGLIA MISERICORDIA
A tutte le famiglie, affinché possano trovare, sempre, la forza e l’entusiasmo per affrontare e superare i problemi della vita, restando unite… perchè è sempre meglio addormentarsi col sorriso.