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MEMORIA DEL TUO RITORNO
Si tratta di un libro intensamente spirituale nel quale contano gli stati d’animo, le situazioni vissute, e conta la fede. e allora è bene per un attimo inquadrare che cosa è avvenuto almeno nell’ultimo mezzo secolo nel campo della poesia religiosa partendo da Clemente Rebora, da Mario Luzi, Carmelo Mezzasalma, Elena Bono, Margherita Guidacci, Davide Maria Turoldo, Luciano Luisi, Miranda Clementoni, Alberto Frattini fino ad arrivare a Rita Marinò Campo e Francesco Tarantino. A volte questi poeti hanno ingaggiato con Dio un corpo a corpo intenso, altre volte gli si sono rivolti in forma di preghiera, altre ancora chiedendo lumi su come vivere, su come comportarsi, su come attuare il Vangelo.
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UN UOMO QUALUNQUE
storia di mafia ed omertàStoria di mafia e omertà “Un uomo qualunque” è uno spettacolo dedicato a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. La rappresentazione accompagna lo spettatore nella vita di un noto magistrato antimafia facendo rivivere i momenti più salienti della sua esistenza. Storia di vita vissuta, per alcuni versi romanzata, è una chiara denuncia a chi tace facendo in modo che il malaffare e l’omertà prende il posto della giustizia. Un corso tra gli eventi che si pone come obbiettivo il mettere in evidenza l’omertà in tutte le sue forme, anche quelle più semplici.
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A ME RESTA LA SPERANZA!
Nel nostro mondo probabilmente comodo, quando leggiamo notizie orribili, vivendo in una società in cui impera l’indifferenza e l’individualismo, possiamo cadere nella tentazione di pensare che non si possa fare nulla, cambiare nulla e ci si debba arrendere di fronte alle brutalità che ci circondano, ma abbiamo il dovere di reagire con la forza dell’amore e dell’accoglienza nei confronti di chi “si aggrappa alla speranza come unica chance di vita”.
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DIARIO INTIMO DI UN COLLEZIONISTA DI MOSTRI
In questa romanzo il regista e sceneggiatore Federico Rizzo, utilizzando un tragicomico se stesso come alter-ego possibile, ci narra intimamente un anno di avventure nel sottobosco del mondo cinematografico facendoci incontrare sordide umanità figlie della pochezza dei nostri tempi. L’autore usa una narrazione cruda e diretta dialogando coi mostri generati dentro se stesso alla ricerca di una via di fuga verso la bellezza.
Tornai a casa. Ero salvo nel mio appartamento, il peggio era passato, mi aprii una birra e sorrisi guardandomi come un estraneo nello specchio. Mi richiamò ii direttore della rete entusiasta, disse che ero un pozzo di scienza e che mi invitava nuovamente a illuminare lo schermo. Fui pronto a trovare una scusa del tutto poco credibile. Per fortuna si offese e non mi richiamò mai più. Non si può vivere bene senza mai offendere nessuno. -
IL CAMMINO DEGLI ELETTI
È il primo novembre 2018. Qualcosa d’inaspettato sta per accadere nella vita della giovane Laura De Cupis. Da alcuni giorni, un’energia misteriosa la spinge a curiosare nella Biblioteca che gestisce insieme al burbero nonno, Antonio, fino a quando, all’interno di una vecchia cassapanca, scova un manoscritto antichissimo.
Assieme ad Alessio, il suo migliore amico, la ragazza decide di svelarne i segreti: da quel momento entrambi si troveranno coinvolti in una lotta millenaria tra le forze del bene e quelle del male, nel mezzo della quale ogni cosa sembrerà ruotare attorno a quel prezioso volume ed a coloro che sono sulle sue tracce da mille anni, Logan e Layamon Mévelo. Molti saranno i pericoli ed i nemici che dovrà fronteggiare l’improvvisata compagnia di ventura e proprio quando ogni cosa sembrerebbe essere ritornata al suo naturale ordine, una nuova minaccia busserà prepotentemente alla loro porta… -
CRONACHE DAL MONDO PERDUTO
La barriera incantataMatt torna nella Terra Nuova per avvertire i suoi familiari e amici del pericolo che incombe: a breve avverrà l’invasione delle forze del male. Nell’intento di conciliare la sua nuova vita nel mondo degli elfi con quella da umano, viaggerà tra le due terre, ma qualcosa di inaspettato sconvolgerà ancora una volta la sua vita…
“È normale che provi queste sensazioni, ti differenziano da quello che non sei. Tu sei un guerriero, diversamente saresti solo un assassino.”
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PANE E LAPILLI
Protagoniste di questi racconti sono bambine, donne e le parole quotidiane che molte cose delle loro vite disvelano, facendone riaffiorare i “dintorni scarlatti”. “Se la rompi un’oliva, quel bordo fino ad allora tanto verde assume una coloritura rossastra; tutte le ferite hanno questo bordo, anche se a volte appena percettibile e tutti i colori contengono quest’imprevisto colore” .
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BARBABLÙ
In una metropoli dove ognuno può reinventarsi una personalità o nascondersi da un passato ingombrante, Nermina ha da poco riacquistato fiducia nella vita e sente di aver trovato il suo principe azzurro nel fascinoso uomo d’affari Livio. Lui invece è stato sempre in cerca di una donna diversa da amare, ma anche da… conservare.
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LO SCHIZZO
La civiltà occidentale è spesso sessuofoba e vede tutte le espressioni del corpo e della fisicità con sospetto e con una diffidenza morale che in altre culture umane risulta sconosciuta. II ruolo simbolico che la nostra cultura ha riservato al corpo femminile è quello di stigma del peccato, della tentazione, dell’impuro. In un mondo culturale che fa una cosi grande fatica a parlare in un modo equilibrato della sessualità, il problema della negazione dell’esistenza di un fenomeno corporeo femminile come lo squirting va di pari passo con l’imbarazzo nel trattare il tema del piacere sessuale femminile al quale lo squirting stesso è intimamente collegato.
La protagonista de Lo Schizzo deve superare la solitudine di un matrimonio fallito, di una educazione repressiva, del rifiuto subito dal mondo medico-scientifico per approdare a una nuova consapevolezza rispetto al proprio corpo e alla sua intimità fisica e culturale. -
DOV’È LA VERITÁ?
Questa trilogia comprende i drammi: Cristo qui non è disceso, Chjtaridd brigante materano e Pitagora e Ippaso da Metaponto.
II primo prende spunto dai romanzi di Carlo Levi Cristo si e fermato a Eboli e L’orologio. Traspone in forma dialogica le vicende del confino ad Aliano del pittore e scrittore torinese.
II secondo trae spunto dal racconto dallo stesso titolo di Niccolò De Ruggeri, edito dalle Edizioni Meta negli anni settanta. Viene posta nella sua giusta luce la figura di Eustachio Chita, brigante materano, eliminando le conclusioni arbitrarie ed errate da parte di una discutibile cultura di matrice lombrosiana.
Per il terzo, Pitagora e Ippaso da Metaponto, si utilizzano le scarse fonti storiche a noi pervenute. Alla luce del concetto di Aristotele sulla diversità del lavoro dello storico da quello del drammaturgo, il dramma mette a fuoco il pensiero e l’opera del grande filosofo e matematico di Samo e del “nostro” Ippaso, matematico, allievo di Pitagora, nato a Metaponto. -
LA RAGAZZA
Olivia “Liv” Hughes era la ragazza più popolare di Grace Hills High. Sylvia Merwin era una delle emarginate più denigrate. Poi Eddie Cleary portò la pistola a scuola e tutto cambiò.
Dieci anni dopo le strade di queste due donne si sono drasticamente allontanate: Sylvia vive una vita apparentemente perfetta in città, con un lavoro fantastico e un ragazzo amorevole, mentre Liv è una tossicodipendente in fase di recupero. Prendono accordi per incontrarsi in circostanze misteriose, e Liv rivela un fatto del loro passato comune dimenticato e scioccante – provando che forse Sylvia sapeva delle oscure intenzioni del suo fidanzato Eddie, e forse lo ha persino spinto a metterle in alto. Segue una brutale e sconvolgente resa dei conti, mentre Sylvia e Liv tentano di riconciliare la storia sanguinaria con le loro vite presenti. Innocenza, colpevolezza, onestà, inganno… quando un’azione malvagia viene compiuta, chi è veramente responsabile? -
FILASTROCCHE DELLA NERA LUCE
(cronache dalla Shoah)II volume che avete tra le mani è composto da un intarsio di ragioni. E di complicità. E di firme. (…) Questa importante presenza di testi attorno a un testo non vuole essere una sorta di sostegno celebrativo delle composizioni che danno iI titolo al tutto, ma significa, piuttosto, la presenza di altre voci a cui, con motivazioni diverse, è stato chiesto di condividere un argomento che è talmente dentro il senso della Storia da essersi fatto ormai elemento imprescindibile della condizione umana, e determinante per intendere l’aggrovigliata mescolanza del bene col male di cui si sostanzia Ia nostra specie: la Shoah. Perciò ringrazio Claudio Giovanardi, Suzana Glavaš ed Evelina Meghnagi che hanno voluto farmi il dono di corrispondere alla richiesta, come per una chiamata a raccolta identitaria di cui si avverte una profonda necessità nel corso di tempi globalmente oscuri per un consesso civile esposto a rinnovate barbarie. (…) Oltre la soglia delle parole (…), a dare compiutezza al libro è, poi, la sua seconda parte, ovvero l’album delle tavole create da Manuel de Teffè. Queste immagini mi piace chiamarle Sipari, e in sipari reali vorrei vederle tradotte (…). Sipari, in quanto negazione della luce, e, al contempo, affermazione per contrasto di quella luce che una cortina di smemoratezza vorrebbe obliterare. Sipari, in quanto chiusi sul mistero di una scena che è dimora di drammi cosi intensi da imprimere il loro urlo policromatico e incensurabile sulla stessa materia destinata a celarli.
Dalla nota introduttiva dell’Autore
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TORCHIAROLO NELLA STORIA
Le cronache parlano ai posteri, a più vero che i posteri non sanno interpretare le cronache, se non le sanno vivificare, se non riescono a ridare alto scritto quell’alito di vita che non svanisce nel tempo. Don Luigi con “Torchiarolo nella Storia” parla ai contemporanei per trasmettere ai posteri le radici storiche e culturali della terra di Torchiarolo. Lui stesso dice: “Quando nel giugno del 1991 detti alle stampe il mio primo lavoro di storia locale “Cenni storici di San Pietro Vernotico”, assieme apprezzamento e ai tanti riconoscimenti, che io stesso
non mi aspettavo, dovetti accettare anche qualche benevolo rimprovero di alcuni miei compaesani: “perchè hai scritto la storia di San Pietro Vernotico, trascurando o tralasciando la storia di Torchiaroio, tuo paese natio?”. Chi la pensò in tal senso, commise, senza saperlo, un banale errore, perchè io da sempre, mi sono sentito molto legato al mio paese. Don Luigi ha portato a termine questo 1avoro, condotto con cura e particolare professionalità, passione e serietà scientifica. Il suo più grande desiderio è di essere in grado di affidare alle future generazioni ed in particolare ai giovani d’oggi alcuni tratti della scoria di un piccolo paese del Salento, in modo che si sentano orgogliosi figli del glorioso passato. Il suo lavoro che si compone in due tomi nei quali vengono sviluppati 15 capitoli. In questo primo volume racconta le origini fino ad Ambrogio Caracciolo Principe di Torchiarolo. Parla di Torchiarolo quale Comune della Provincia di Brindisi, azzarda un’affascinante ipotesi sulla improbabile origine del paese, per poi delineare le origini nell’alto medioevo. Fornisce le notizie intorno al periodo Normanno Svevo, approfondisce ii periodo degli Angioini con gli Aragonesi per passare al periodo Vicereale fino a trattare alcune vicende avvenute durante il Viceregno, conclude il suo primo volume parlando di Torchiarolo come paese che addirittura assume il titolo di Principato. Vorremmo raccomandare ai lettori la diligenza di una lettura lenta, accompagnata dalla riflessione.Mario Leo e Cosimo Stefanelli
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ARCHITA DI TARANTO
Momenti e percorsi del sapere antico: da Pitagora ad aspetti del pensiero tra il II sec. AC e il II sec. DCUn cammino culturale e allettante quello percorso dall’autore. Quel cammino, pur se faticoso, congruo alla natura stessa della ricerca, che riconosce l’effettività storica e politica di Taranto nell’Occidente greco, procedendo da Pitagora di Samo ad Archita della stessa Taranto, alla rinascita pitagorica tra il secondo a.C. e i primi secoli dell’era cristiana. In particolar modo la ricerca rileva la presenza della “vita orfica” nella theoria del primo Pitagorismo, esamina la figura di Archita e del suo circolo, la successione storica delle idee dalla scuola sofistica a quella platonica, ad Aristotele e al Liceo, in quel particolare rapporto ora diretto ora riflesso con il Pitagorismo e con la scienza
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LA GUERRA CIVILE SPAGNOLA 1932-1943
il primo franchismo e il culto della morteQuesto libro tratta il tema della morte come fattore di sacralizzazione nei riguardi di Francisco Franco, dittatore spagnolo, in particolare sviluppando le controversia tra la Chiesa e la Falange. In maniera diretta e talvolta indiretta, tutto il materiale politico e sacro che i “caduti” – alcuni importanti – produssero su Franco contribui al consolidamento definitivo del suo potere.
La presente indagine è uno studio di storia politica. -
GOGOLLE ER NASO PIÙ ER CAPPOTTO
dittico romanesco da Nikolaj GogolNicolaj Gogol fu amante e conoscitore di Roma, dove abitò nel 1836, conobbe il Belli e scrisse buona parte del suo “Le anime Morte”. Da questa premessa e per gioco è nata questa mia rielaborazione romanesca in cui la curia vaticana e la ministerialità sabauda sostituiscono l’analoga società zarista e dove, gogolianamente, la forma e il buon nome in società sono l’essenza stessa dell’uomo. “Er naso” più “Er Cappotto” sono scritti in un romanesco di sapore ottocentesco, indice dell’anima stessa della città. L’ambientazione romana ben si presta a raccontare le ansie dei due personaggi gogoliani, l’abate Corvallone e lo scrivano Cosimo Ciabatta, entrambi alter ego del funzionario Kovalèv e dell’impiegato Akakij Akàkievic. Corvallone, nato e cresciuto nella curia vaticana insegue il suo naso fuggito all’improvviso travestito da cardinale e Cosimo, impiegato presso la subentrata burocrazia reale sul finire del secolo, cerca di restaurare la sua mantella logora e poi suda a comprare un cappotto nuovo, per essere all’altezza della moda sabauda dei suoi colleghi di ministero.
Teatro delle loro ansie è dunque prima la Roma del Papa Re, decadente e auto referenziale e poi la novella capitale del regno, che potremmo chiamare Terza Roma rubando il termine alla mitica definizione della capitale russa, immenso cantiere a cielo aperto, dai muraglioni del Tevere all’edificazione del nuovo quartiere Prati intorno al Vaticano, rievocate in uno stile narrativo che porta il lettore o lo spettatore teatrale per le strade, le piazze e i salotti buoni come negli angoli pìu scuri e misteriosi della città eterna. -
EZRA IN GABBIA
Il caso Ezra PoundAl centro del palcoscenico una gabbia. Quella dove fu rinchiuso Ezra Pound, 60enne, nel campo di prigionia dell’esercito americano di Metàto, presso Pisa (Disciplinary Training Center of the Mediterranean Theater of Operations).
Pound rimase per 25 giorni, nell’estate del 1945, giorno e notte, in una gabbia di rete metallica, un tetto di lamiera ed il pavimento in cemento, esposta alle intemperie e illuminate costantemente durante la notte. Con quella gabbia iniziarono 12 anni e 11 mesi di reclusione in manicomio criminale ai quali il governo americano costrinse quello che è stato non solo il poeta più influente del ventesimo secolo, ma un maestro di pensiero, un ecologista, che ha proposto una sorta di bioeconomia, per un progresso rispettoso dei ritmi vitali e biologici e un economista che ha anticipato il pensiero d’una decrescita felice. Fu liberato nel 1958. Da allora il silenzio ha accompagnato i suoi ultimi anni di vita. Ora dopo 60 anni é “tornato”, per chiedere agli spettatori di giudicarlo, per avere quel processo che non ha avuto… è finito il tempus tacendi. -
LA PIANISTA PERFETTA
La pianista del titolo è CLARA SCHUMANN (1819–1896), pianista di livello internazionale, e moglie di ROBERT SCHUMANN (1810–1856).
” (…) La pianista perfetta è prima di tutto un atto d’amore. In questa Clara c’è il personaggio storicamente delineato come i documenti ci hanno da sempre narrato, la grande artista famosa in tutta Europa per le sua eccellenti qualità; ma c’è anche la donna profondamente innamorata del suo uomo, al quale riconosce una genialità assoluta nella consapevolezza di essere stata la sua unica musa ispiratrice, anche se ciò ha comportato la parziale rinuncia alle proprie potenzialità di compositrice. Nella Clara di Manfridi c’è la grande pianista di fama internazionale dentro la quale vive la madre preoccupata per il futuro dei figli, per la salute del suo sposo, travolto da fortissimi disturbi psichici. Una donna cosciente di vivere di persona un importante capitolo della storia, ma senza poter prescindere dalla vulnerabilità della madre che deve pensare al quotidiano e alle sue urgenze. Per questo parlo di un atto d’amore, perchè a questa Clara l’autore ci invita a voler bene, e per farlo crea una fortissima empatia fra la protagonista e lo spettatore, illuminandola di frammenti di normalità che la spostano dal piedistallo dove la storia l’ha cristallizzata, per avvicinarla a not come donna capace di nutrire sentimenti nobilissimi, ma anche di mostrare le sue paure e fragilità che ce la rendono assai più vicina e più vera.”Dalla prefazione di Antonio Di Pofi
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NASCITA E RESURREZIONE DI CITTANOVA
“Le radici di Cittanova affondano in un secolo di pesti, di guerre, di scoperte scientifiche. Era soltanto un casale, certo, Curtuladi, poi Casalnuovo, ma inizia a costruire il proprio destino. Questa e stata la felice e risolutiva intuizione artistica del testo di Manfridi: narra¬no, le voci, la storia di un paese e le loro stesse vicende, individuali e collettive, diventano la costruzione di una comunità. (…)
Alle pesti del Seicento si sostituiscono nel secolo successivo sommovimenti naturali e politici. II terribile “tremuoto” del 1783 provoca danni immensi, mettendo a dura prova la popolazione che seppe mostrare forza e coesione, specie davanti allo sgomento per la morte della principessa Maria Teresa Grimaldi. La Repubblica partenopea nei pochi mesi di vita, da gennaio a giugno del 1799, vide la borghesia cittadina ergersi a protagonista dell’affermazione dei valori della rivoluzione francese. Innalzare l’albero della libertà e combattere la battaglia contro i sanfedisti nel forte di Vigliena presso Napoli, segnarono, dopo il bando di Grimaldi, l’atto fondativo del paese.
Giuseppe Manfridi con Nascita e Resurrezione di Cittanova ha saputo rendere alta e tesa drammaturgia questi avvenimenti storici, trasformando le gesta eroiche in un grido universale di libertà.”Dalla prefazione di Francesco Adornato
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(RIS)VOLTI DELL’AMORE
“Fra tutte le creature dotate di anima e intelligenza noi donne siamo le più sventurate”. Queste le parole di Medea nel testo euripideo.
Ed è, infatti, Medea simbolo di quella fragilità femminile che si cela tante volte dietro una imponente corazza.
Donna abbandonata, tradita e ferita nell’orgoglio, dominata dal profondo desiderio di farsi giustizia, Medea, con lucida ratio, giunge al parossismo senza tregua trasformando la sua esasperazione in follia.