LE DEE
Interverte memorie
10,00€
Opera d’esordio di Maria Pia Daniele sui segreti custoditi dalle statue, e da loro stesse svelati.
L’inizio di un nuovo millennio schiude il tempo ad un irreversibile cambiamento giacché un universo volge al termine, ma Le Dee non muoiono mai. Rispondendo con nomi diversi a un destino incerto, hanno attraversato le epoche dentro e fuori le città del mondo, perdendo persino memoria dei loro templi e degli altari. Nel crepuscolo di un mattino perenne Atena vestita di armi, Artemide la virtuosa, Persefone che porta con se l’enigma della sua bellezza e l’istintiva Psiche, si ritrovano per compiere un atto di trasformazione. Si cristallizzano nella forma permanente per l’avvento di una nuova era, e in un gesto ciascuna la propria essenza racchiude. Scorrono veloci nostalgie di un’armonia perduta, si affastellano sature di segni e di storia, finché le Dee non precipitano nel sonno. Sarà l’irrequieta Psiche, la più umana di tutte, a percorrere il limite scegliendo l’effimero, il caduco: rinunciando all’immortalità e alla perfezione va a ribadire l’ontologia del segreto, cioè la vita.
SKU: | 978-88-96254-69-1 |
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Category: | Teatro |
Anno | 2020 |
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Autore | |
Formato |
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Cvijeta Zuzorić (quasi una fantasia)
Nel dramma di Matko Srsen il vuoto, l’atto della lettura impossibile di qualcosa scritto da Cvijeta, incontra l’ipotesi di una scrittura possibile di Cvijeta, indicatori che favoriscono l’attivazione della reazione libro/lettore diventando indispensabili per l’incontra. E l’incontro fra Mara e Cviieta, nell’opera di Srsen, avviene nell’altro mondo, in una sala che rieccheggia di vuoto della villa Gozze di Trsteno. Il vuoto di Srsen è contrapposto ai dialoghi di Gozze in cui le due amiche filosofavano presso un ruscelletto, tra profumi della natura che facevano da cornice naturale a ‘due fiori’ del gentil sesso. Nella visio drammaturgica di Srsen le due amiche non sono più creature ospitate da un giardino che partecipano al fluire misterioso della vita, bensì due entità puramente spirituali, svuotate dal loro essere fisico, che dialogano su quanto nella loro vita reale, e nella storia in cui si inscrivono le loro biografie, è rimasto sottaciuto, colmabile unicamente con l’immaginazione artistica.
Come un’avversaria furiosa, giunta alla resa dei conti all’inferno, Mara conduce Cvijeta a dialogare sul non detto, rivela a Cvijeta l’enigma del suoi scritti ragusei e del manoscritto Orfeo, un dramma che essa brucia nella vita ultraterrena come avrebbe fatto in quella terrena, avvelena sé e l’amica con la cena, e loro muoiono intonando un madrigale e tenendosi per mano, per rimanere immortalate nel loro amore per un’altra volta ancora. Così anche la morte fisica trova il suo doppio, nella morte metafisica, in uno stesso spazio che è quello dell’Incontro nel Canto in cui si fondono la natura e l’anima delle due donne-entità.Suzana Glavas
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Video – Monologo
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Vedere, essere visti: il nodo gordiano. La ferita del vedere non da meno dolorosa di quella inferta dalla mano del chirurgo. Divenire invisibili o ingigantire. Una donna monologa con Elsa e, nel mentre, Napoleone continua a vincere a Marengo e monete col nome di quella battaglia rilucono ancora oggi al sole. Un monologo denso di “pietas” quanto dei pixel di milioni di video accesi tutti assieme, così bruciante ed attuale, così colmo di vitalità e di autentica poesia. -
IO, CATERINA SFORZA
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