TEMPESTE SOLARI
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Tempeste solari è il ritratto di una famiglia borghese, una famiglia ormai disintegrata e i cui componenti sono da tempo distanti l’uno dall’altro. Ciò che hanno in comune è l’incapacità di costruire legami solidi e veritieri, la disperata ricerca di qualcosa che nutra le loro esistenze e le loro anime, la rabbia che cova dentro di loro, la responsabilità gettata sugli altri per motivare lo sbandamento delle proprie vite, l’ostinazione nel non guardare mai dentro se stessi se non quando tutto sembra perduto. Posti di fronte a situazioni estreme, i personaggi si interrogano finalmente sul loro passato, sulle scelte fatte, su ciò che ha contribuito a far deragliare le proprie vite e su ciò di cui hanno davvero bisogno per sopravvivere. Questo li condurrà, forse, a trovare una chiave per comprendere il proprio destino e andare avanti. Sulle loro storie fatte di dramma, di violenza, di ironia, di disincanto incombe, come un rombo sordo e lontano, la minaccia propagata dai media di una tempesta magnetica proveniente dal sole, metafora di una vita in bilico costantemente sospesa tra la disperazione per un’imminente fine e la speranza per un nuovo inizio.
TEATRO 77
SKU: | 978-88-99514-05-1 |
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Category: | Teatro |
Anno | 2015 |
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Autore | |
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Nel dramma di Matko Srsen il vuoto, l’atto della lettura impossibile di qualcosa scritto da Cvijeta, incontra l’ipotesi di una scrittura possibile di Cvijeta, indicatori che favoriscono l’attivazione della reazione libro/lettore diventando indispensabili per l’incontra. E l’incontro fra Mara e Cviieta, nell’opera di Srsen, avviene nell’altro mondo, in una sala che rieccheggia di vuoto della villa Gozze di Trsteno. Il vuoto di Srsen è contrapposto ai dialoghi di Gozze in cui le due amiche filosofavano presso un ruscelletto, tra profumi della natura che facevano da cornice naturale a ‘due fiori’ del gentil sesso. Nella visio drammaturgica di Srsen le due amiche non sono più creature ospitate da un giardino che partecipano al fluire misterioso della vita, bensì due entità puramente spirituali, svuotate dal loro essere fisico, che dialogano su quanto nella loro vita reale, e nella storia in cui si inscrivono le loro biografie, è rimasto sottaciuto, colmabile unicamente con l’immaginazione artistica.
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che è davanti agli occhi di Dio: semplicemente il «fratello».Dalla prefazione di Bruno Forte
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(Ovvero la vera istoria del santo bevitore)Diplomatosi presso il “Centro di avviamento all’espressione” diretto da Orazio Costa a Firenze dove apprende il metodo mimico, segue i corsi del Laboratorio Nove sempre a Firenze, prosegue gli studi presso il Centro di Sperimentazione di Pontedera. Nel 1991 fonda la Compagnia Occupazioni Farsesche e si occupa della conduzione dei teatri di Scandicci, Pieve Santo Stefano, e Barberino del Mugello. Partecipa al primo allestimento del “Sogno di una notte di mezz’estate” per la regia di Glauco Mauri. Nel 1992 lavora con la Compagnia dell’Uovo di L’Aquila. Nel 1995 collabora con l’Università di Cincinnaty per la quale realizza lo spettacolo “Festino del Martedì Grasso” di cui è autore ed interprete sotto la regia di Malcom Fraser. Nel 1996 fonda, con Maurizio Annesi e Cristina Caldani, il Teatro San Leonardo di Viterbo con il quale partecipa alla realizzazione di numerosi spettacoli tra i quali “Harry’s Light” di cui è autore e regista, “Bella e la bestia” di cui è autore, si occupa della regia degli spettacoli “Remember my rame is Will” dai sonetti di Shakespeare, “La purga di Bebè” di Feydeau. Nel 1997 partecipa allo spettacolo “L’avaro di Plauto” di Lerici. Nel 2000 è protagonista dello spettacolo “L’asino d’oro” da Apuleio a fianco di Orso Maria Guerrini. Nel 2002 è Mercurio nello spettacolo Anfitrione di Plauto con Stefano Masciarelli. Nel 2003 lavora a diversi spettacoli tra i quali, “Morte di Galeazzo Ciano” di Enzo Siciliano, “La Tempesta” di Shakespeare, “Trapped” di Piermaria Cecchini. Da tre amni dirige il laboratorio permanente “Lo spettacolo possibile” a Viterbo.