Claudia Scandurra è stata allieva di A. M. Ripellino sotto la cui guida ha iniziato la sua attività di ricerca. Ha svolto incarichi di insegnamento preso l’Istituto Superiore per interpreti e traduttori “Maurice Thorez” di Mosca, l’Università “La Sapienza” di Roma e l’Università della Tuscia di Viterbo. Attualmente è professore associato di Lingua russa e di Letteratura russa moderna e contemporanea alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università “La Sapienza” di Roma.
Ha pubblicato numerosi saggi sulla letteratura degli anni ’20 (Materiali per un’edizione critica delle liriche di Zabolockij; Venjamin Kaverin ovvero il gioco con la trama: Pietroburgo nei romanzi di Kaverin degli anni ’20), sull’emigrazione russa in Germania e in Italia (Le case editrici russe a Berlino; Scrittori russi a Berlino: Emigrazione russa in Italia: 1920-1940; Pietro Sharoff ambasciatore di Stanislavskij in Italia), sulla poesia russa contemporanea (La poesia russa contemporanea: problemi e prospettive: La nuova poesia russa: il poema Sortiry di Timur Kibirov). Ha curato e tradisco opere di vari autori (V. Kaverin. Fine di una bando, Marietti 1983; A. e B. Strugackij, Uno scarabeo nel formicaio, Editori Riuniti, 1988; A. Cechov, La signora col cagnolino e altri racconti, Editori Riuniti, 1986; I. Metter. Il quinto angolo, Einaudi 1991). E’ autrice di saggi e monografie sui problemi della traduzione: La traduzione come strumento di intermediazione culturale; Le traduzioni italiane di Gogol; Rinaldo Kufferle: poeta e traduttore; Letteratura russa In Italia: un secolo di traduzioni (Balzoni 2002).

  • IL GRANDE GIOCO

    Pubblicato nel 1925 sull’almanacco Literaturnaja Mysl’, n. 3, e l’anno successivo in volume insieme a Fine di una banda (Konec chazy), con cui ha in comune il motivo dei bassifondi e Dell’avventura, il romanzo Il grande gioco (Bol’šaja igra) racconta con eleganza una storia di spionaggio. Palese è il rimando al romanzo Kim di Kipling, da cui Kaverin deriva il titolo (il Grande Gioco è, nel servizio segreto, la strategia delle trame spionistiche) e la motivazione prima. Il grande gioco è però anche il gioco d’azzardo che vede i due protagonisti incontrarsi nell’ultimo capitolo al tavolo verde di una bisca per una sfida decisiva che vedrà il predominio dell’uno e la rovina finale dell’altro.
    La genesi di questo breve romanzo è complessa: la prima stesura risale all’estate del 1923 e reca il titolo Šuler Dieu (Il baro Dieu), dove Dieu è un cognome ed è scritto in caratteri latini.
    Partendo da un’ambientazione esotica, l’Etiopia, e da un documento realmente esistito, la storia è imperniata sul contrasto fra l’agente inglese StephenWood, che si crede Dio, e il flemmatico professor Panaev, l’agente russo. Lo spunto da cui muove lo scrittore è reale come lo sono anche personaggi, riferimenti storici e eventi legati alla successione dell’imperatoreMenelik e alla Storia della penetrazione russa in Etiopia.
    Su questo sfondo storicamente valido, Kaverin inserisce la sua finzione artistica che si apre con la presentazione di uno dei due protagonisti, il professor Panaev.
    Rilevante è l’uso che Kaverin fa nel romanzo del motivo del gioco. Da una parte c’è il gioco continuo dell’autore con la trama e con i suoi personaggi, dall’altra il Gran Gioco, inteso sia come gioco
    spionistico che come gioco d’azzardo, nella fattispecie chemin de fer e štoss,- una variante del faraone,- a cui si sfidano Panaev e Wood. La tradizione romantica del gioco di carte come «gioco con
    la morte» nella poetica dell’avanguardia russa assume un carattere parodico da humor nero, particolarmente forte in Igra v adu (Gioco all’inferno) di Chručenych e Chlebnikov.
    Il grande gioco è strutturato in modo tale che l’azione si svolga a incastro per arrivare alla logica dello scioglimento. Il duello fra i due protagonisti avviene su due piani: da una parte per il possesso
    del proclama del negus, dall’altra per il predominio al tavolo da gioco. Chi perde al “Gran Gioco”, soccombe, e, per quanto sia paradossale in una storia con due antieroi,- uno rappresenta il bene e l’altro il male.

    10,00