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  • LAZIO-ROMA 3-3
    Atto Primo

    “I 90 minuti sono aggrediti.
    Già non sono più 90. Già un po’ meno. Diminuiti di qualche secondo, ma diminuiti.
    Il derby, cominciando, comincia a finire. Ma, Dio, quanto sarà lungo!
    Un countdown… un countdown…
    Che racconterà? Cosa ci costringerà o ci permetterà di vivere?
    La Roma attacca. C’è. Mi rincuoro. Ci rincuoriamo tutti. Il che non vuol dire smettere di tremare. Le due cose possono andare di pari passo.
    Firmeresti per un pareggio?… Per risposta, più smorfie che parole.
    In molti non hanno il coraggio di dire sì. Di ammettere che per una volta non hanno voglia di aver coraggio.
    Anche chi lo domanda, lo fa perché in fondo vorrebbe stimolare un’eco esplicita del proprio sì implicito. Sì che firmerei! Certo che firmerei!
    Una tentazione tabù.”
    PERCHÉ UNA PARTITA… È PER SEMPRE

    5,00
  • DESAPARECIDO

    Scendere in piazza per un diritto. Scendere in piazza per avere qualcosa di necessario: il libretto studentesco liceale. Un documento che dà la possibilità di avere sconti sui testi scolastici e sull’utilizzo dei mezzi pubblici. Un diritto, una possibilità di continuare il proprio percorso di studi, di vita. Tutto parte da qui. Il coraggio di alcuni giovani che lottano per i propri sogni e che verranno considerati per questo motivo dei “sovversivi”. Perciò vengono rapiti, torturati, seviziati e uccisi. Tutti tranne uno: perché “si è deciso che tu devi vivere, ma una condizione: devi dimenticare quello che hai visto qua dentro, anzi devi dimenticare di essere stato qui dentro”. Abbiamo deciso di partire da qui, dal tema della triste Notte delle Matite, come la chiamava in gergo la polizia argentina. Una pagina terribile della triste storia dittatoriale argentina, che va dal 1976 al 1983; un periodo conosciuto come Guerra Sporca. Ci siamo fermati a capire e ci è venuta la voglia di raccontare, attraverso la pittura, il tango e il teatro, con una mostra e uno spettacolo, la storia di questi ragazzi le speranze che per loro voleva dire quella manifestazione. Già, una manifestazione, come se ne fanno tante oggi, per qualsiasi motivo. Oggi è quasi una “routine” lo scendere in piazza, ma quanti credono fermamente in quello che fanno, in quello per cui vanno a manifestare, al punto di dare la vita per i loro ideali? Quei ragazzi erano pronti a dare la loro vita per i loro sogni, a differenza di molti ragazzi e manifestanti di oggi, o forse, come molti ragazzi e manifestanti di
    oggi… Non lo sappiamo, ma crediamo che mostrare ai ragazzi, alle persone, la storie di quei ragazzi, di quelle persone, possa essere
    utile a fare una riflessione. Una riflessione, questo vogliamo. Perché nel mondo di oggi, che va ad una velocità supersonica, molto spesso non c’è il tempo per fermarsi a riflettere. Eppure, a volte, sarebbe meglio riflettere e imparare dal passato….
    (Lo spettacolo teatrale è accompagnato da una mostra di quadri e da ballerini di Tango).

    7,00
  • GAY PANIC

    Il testo è ispirato a un fatto realmente accaduto durante la guerra in Iraq.
    Un turno di guardia in una torretta di sorveglianza. Daniel, un marine americano. Zaggam, una giovane recluta della rifondata Guardia Nazionale irachena.
    Questo accenno di conoscenza, di amicizia e infine di amore fisico diventa suo malgrado tragedia, ma conserva l’ironia e lo stupore possibili solo per una vicenda staccata dalla macchina mediatica e dai suoi bollettini di guerra. Un frammento della guerra che include l’elemento decisivo della sessualità, nonché la sindrome, il “gay panic” appunto, che minaccia il sistema nervoso dell’esercito americano.
    Daniel e Zaggam con le loro incertezze e i loro dubbi hanno la missione di ricondurci nello spazio mentale dove “quello che si vede non è quello che è”. Il loro confronto ci offre il privilegio di osservare due individui alle prese con il problema della comunicazione, con la difficoltà di restare umani in un contesto che per ragioni diverse li ha isolati rendendoli sempre più estranei a sé stessi, sempre meno convinti di prendere parte alla Storia.

    7,00
  • STELLARUM OPIFICE
    Omaggio a Suor Maria Celeste Galilei

    La figlia di Galileo, Virginia, venne alla luce al fiorire di un nuovo secolo: il 1600. Nacque dalla relazione illegittima dello scienziato con Marina Gamba di Venezia. Dopo il suo tredicesimo compleanno Virginia entrò nel convento di San Matteo in Arcetri prendendo il nome di suor Maria Celeste.

    5,00
  • FRANCESCA
    La santa degli emigranti

    Francesca Cabrini, la santa degli emigranti in un monologo scritto da Enrico Groppali e diretto da Maurizio Panici. Il lavoro è stato presentato ai Mercati di Traiano a Roma per il Festival Internazionale della Spiritualità “Divinamente 2010” diretto da Pamela Villoresi.

    5,00
  • WAKEFIELD, L’UOMO CHE VOLÒ OLTRE SE STESSO

    “Wakefield” è una novella di Hawthorne che narra di un uomo determinato a guardare la propria vita dal di fuori.
    Per farlo, il protagonista abbandona la famiglia prendendo alloggio nella stanza di una pensione che fronteggia la casa da cui è venuto via, e qui rimane per una ventina d’anni sino al giorno in cui decide di riattraversare la strada e ritornare dalla moglie (ormai spenta da una vedovanza ritenuta certa) con l’intenzione di riavviare il ménage di un tempo come se nulla fosse accaduto.
    Da qui si parte per un viaggio che, attraversando Poe e Melville, giunge imprevedutamente alle Olimpiadi messicane del ’68 per raccontare una prodigiosa impresa sportiva…
    … per raccontarla dal di dentro, quasi in presa diretta…
    … e per raccontare qualcosa da molti dimenticata.
    O forse mai saputa.

    5,00
  • DEFCON X

    Defcon X è la prima opera letteraria della Compagnia Fantasma. La vicenda si svolge a Bologna, una città preda della propria furia sicuritaria, in cui è difficile distinguere tra chi davvero dovrebbe fare paura e chi con la paura guadagna e controlla. Il dottor Francesco Passini, psicologo, all’indomani della morte di suo padre cerca di contattare Paolo Rapetti, un vecchio paziente che sembra sparito nel nulla. Dopo i primi tentativi andati a vuoto la ricerca del dottore si trasforma ben presto in un’ossessiva corsa contro il tempo che lo metterà faccia a faccia con le proprie paure più recondite. Defcon X è una storia in cui i personaggi cercano una possibile via d’uscita alla paranoia collettiva o, al contrario, la sposano definitivamente, una storia che riflette sulle angosce reali o presunte del mondo in cui viviamo.

    10,00
  • IL CURATO E IL PAGLIACCIO

    “Io credo che la normalità sia il male e la follia sia il peggio. Io credo che il diritto di essere diverso sia anche il diritto di essere uguale”.
    Queste le parole di Sandro Gindro, psicoanalista di formazione freudiana, compositore e drammaturgo, cui si deve l’autonomo percorso verso Psicoanalisi Contro nonché la fondazione dell’Istituto Psicoanalistico per le Ricerche Sociali.
    Dalla drammaturgia emerge un unico personaggio: il curato che si dibatte tra le due sue anime: quella del prete e quella del pagliaccio.
    La questione è credere o no nell’esistenza di Dio. Ma una volta ucciso il pagliaccio, l’unico che sapeva ringraziare e per il quale valeva la pena che fosse stato creato il sole, il mare, gli alberi, il solo che sapeva goderne, “che farà Dio ”, si chiede il prete.
    Ammettendone così l’esistenza. Come pure la ammette il ragazzo non vedente, che ne canta una dimostrazione, ispirata alla prova ontologica di Sant’Anselmo da Aosta.

    5,00
  • LA MATASSA E LA ROSA

    Il nazismo fece scempio di tanti Uomini e Donne di Fede, ma non riuscì ad oscurare, a distruggere i loro alti valori religiosi e morali. Ciò che è più interessante, non è certo stabilire la superiorità di una dottrina rispetto ad un’altra, bensì poter riflettere e partecipare ad uno scontro dialettico e costruttivo su percorsi diversi per raggiungere la Luce, ma opposti alla logica del buio, del potere, della violenza e della morte che sono state proprie del nazismo.
    Lo spettacolo è un oratorio dedicato alla vita, alla fede, al martirio di Edith Stein: ebrea di nascita, convertita al cattolicesimo, allieva e poi assistente di Husserl, carmelitana, fu deportata ed entrò nella camera a gas del lager di Auschwitz nel 1942. Prima di esservi tradotta, Edith Stein fu ospite per pochi giorni nel campo di smistamento di Westerbork, in Olanda. Nello stesso periodo, per circa un anno, vi fu costretta anche Etty Hillesum, giovane scrittrice ebrea. Pare che le due si siano veramente incontrate nell’agosto del 1942 (pochi giorni prima della deportazione ed uccisione di Edith Stein) ma cosa si siano dette nessuno lo sa.
    Ecco, proviamo ad immaginare di essere per un’ora in prigionia con loro e di poterle ascoltare mentre parlano sottovoce.
    Testimonianza della loro luminosa esistenza, che durante il tenebroso evento del nazifascismo, ha liberato lo spirito che in loro gemeva e cantato un canto nuovo alla fede, alla vita, a dio.

    5,00
  • Cvijeta Zuzorić (quasi una fantasia)

    Nel dramma di Matko Srsen il vuoto, l’atto della lettura impossibile di qualcosa scritto da Cvijeta, incontra l’ipotesi di una scrittura possibile di Cvijeta, indicatori che favoriscono l’attivazione della reazione libro/lettore diventando indispensabili per l’incontra. E l’incontro fra Mara e Cviieta, nell’opera di Srsen, avviene nell’altro mondo, in una sala che rieccheggia di vuoto della villa Gozze di Trsteno. Il vuoto di Srsen è contrapposto ai dialoghi di Gozze in cui le due amiche filosofavano presso un ruscelletto, tra profumi della natura che facevano da cornice naturale a ‘due fiori’ del gentil sesso. Nella visio drammaturgica di Srsen le due amiche non sono più creature ospitate da un giardino che partecipano al fluire misterioso della vita, bensì due entità puramente spirituali, svuotate dal loro essere fisico, che dialogano su quanto nella loro vita reale, e nella storia in cui si inscrivono le loro biografie, è rimasto sottaciuto, colmabile unicamente con l’immaginazione artistica.
    Come un’avversaria furiosa, giunta alla resa dei conti all’inferno, Mara conduce Cvijeta a dialogare sul non detto, rivela a Cvijeta l’enigma del suoi scritti ragusei e del manoscritto Orfeo, un dramma che essa brucia nella vita ultraterrena come avrebbe fatto in quella terrena, avvelena sé e l’amica con la cena, e loro muoiono intonando un madrigale e tenendosi per mano, per rimanere immortalate nel loro amore per un’altra volta ancora. Così anche la morte fisica trova il suo doppio, nella morte metafisica, in uno stesso spazio che è quello dell’Incontro nel Canto in cui si fondono la natura e l’anima delle due donne-entità.

    Suzana Glavas

    12,00
  • MARLENE

    Nel nome della protagonista – Maria Magdalena – é già segnato il percorso umano e artistico che per decenni e fino ai nostri giorni, ha sollecitato l’immaginario collettivo, consegnando al mondo l’icona di una bellezza prima ferocemente costruita e poi tenacemente mantenuta fino all’inevitabile declino.
    Di questa discesa il testo di Manfridi é testimonianza. Marlene é una “via crucis” dolorosa, che parallelamente all’alimentarsi del mito fa sprofondare la protagonista nelle pieghe più “umanamente degradate”: i rapporti con gi uomini, gli innumerevoli amanti, un marito che rimane sempre sullo sfondo, una figlia che si occupa di lei fino alla fine ma con cui ha un legame difficile.
    Sullo sfondo si muove la Storia che cambierà l’ordine naturale delle cose: Marlene l’attraversa cercando comunque di proteggere il suo mito, essendo la prima icona moderna consegnata alla nostra inesauribile e insaziabile voglia di eterna bellezza attraverso le luci e le ombre create dal suo “mefistofelico” amante e mentore Joseph Von Sternberg.
    Marlene come una riflessione sulla necessità di creare “miti” ma anche, soprattutto, la storia di una donna fragile/indistruttibie, sezionata nei suoi affetti, nei suoi rapporti, che impietosamente si mostra nella sua temibile alterità fino alla consegna finale attraverso uno struggente e infinito piano sequenza diretto dal suo maestro di sempre.
    Un testo, questo di Manfridi, nella grande tradizione nordica che comincia con August Strindberg canta fino a Ingmar Bergmar.
    Le canzoni saranno il filo rosso di questo spettacolo, per ricomporre pienamente il quadro di un’epoca fortemente dolorosa, segnata dalla guerra da cui disperatamente si cercava una via di uscita.
    La scena è uno spazio mentale della memoria dove la protagonista ritrova le figure più importanti della sua vita in una “danza di morte” di strindberghiana memoria.

    Maurizio Panici

    10,00
  • BOCCHECIAMPE

    Condivido i ragionamenti di Sharo Gambino sul “caso” Boccheciampe. Mazzini e molti altri lo hanno indicato come un infame traditore e come il responsabile della sconfitta della spedizione dei fratelli Bandiera. ma non è vera né l’una né l’altra accusa. Boccheciampe non era una spia austriaca o borbonica, ma un giovane di belle speranze che, come confessa nel radiodramma scritto da Sharo, «preso dalla paura, anzi, addirittura dal panico di chiudere dinanzi ad un plotone di esecuzione i miei trent’anni e non per qualcosa che ne valesse la pena (…) non possedendo la forza di fare l’eroe ad ogni costo, pensai di salvarmi facendo qualche rivelazione».
    Boccheciampe, spaventato di essere fucilato ha parlato, ma anche la maggior parte dei suoi compagni durante il processo ha cercato di salvarsi la vita.
    … La spedizione dei Fratelli Bandiera non è certo fallita per la delazione di Boccheciampe. Come scrive Sharo Cambino, anche senza di lui sarebbe fallita, poiché “era partita fallita”. Il Borbone ne aveva avuto notizia fin dalle prime mosse, attraverso alcune lettere dei patrioti intercettate dallo spionaggio inglese e nella stessa Corfù le mosse degli Esperidi erano di dominio pubblico. La spedizione fu un disastro anche sul piano militare, caratterizzata da ingenuità, superficialità e avventurismo…

    Giovanni Sole

    10,00
  • VOCI DALLA CITTÀ

    I testi di questo libretto sono stati composti per Città in condominio, iniziativa realizzata per tre anni a Milano da un gruppo di autori (Mauro Carli, Renata Ciaravino, Carlo G. Gabardini, Renato Gabrielli, Renata M. Molinari, Giampaolo Spinato, Roberto Traverso, Tommaso Urselli) con il proposito di sperimentare diverse scritture per raccontare la città, coinvolgendo altri autori e attori.
    I luoghi che hanno ospitato questi testi: a Milano il Teatro Out Off, il tendone di esterni, la Scuola D’Arte Drammatica Paolo Grassi, l’Auditorium Demetrio Stratos di Radio Popolare, il Progetto Stazioni del Teatro Arsenale; l’Arboreto di Mondaino (Rimini); il Festival Castel dei Mondi (Andria).
    Hanno detto le parole di questo libretto: Silvia Baldini, Tommaso Banfi, Egidia Bruno, Marta Comerio, Jenny De Cesarei, Gianluca De Col, Francesca Perilli, Claudio Raimondo, Mario Sala, Tommaso Urselli, Elisa Zanolla.
    Da questo materiale prendono vita due lavori:
    Ma che ci faccio io qua? — immagini note parole per uno s-concerto sulla città, presentato a Milano al Teatro della Contraddizione nel marzo 2006 per la sezione Transiti, in collaborazione con il regista Paolo Trotti e il musicista Alberto N. A. Turra; una ulteriore evoluzione del lavoro viene presentata nel mese di maggio al Teatro della Cooperativa, per la rassegna Lavori in corso
    Piccole danze quotidiane, presentato in forma di studio presso il Teatro Mohole, Milano, con la partecipazione di Monica Gallarate, Lucrezia Maniscotti, Maria Pietroleonardo, Pino Polimeni, Barbara Tonon.

    8,00
  • FAMIGLIA MISERICORDIA

    A tutte le famiglie, affinché possano trovare, sempre, la forza e l’entusiasmo per affrontare e superare i problemi della vita, restando unite… perchè è sempre meglio addormentarsi col sorriso.

    8,00
  • PATACIOC <br>ovvero <br>EROS E CIOCCOLATA

    PATACIOC
    ovvero
    EROS E CIOCCOLATA

    Fascia di prezzo: da 1,99€ a 5,00€
    Scegli Questo prodotto ha più varianti. Le opzioni possono essere scelte nella pagina del prodotto

    PATACIOC
    ovvero
    EROS E CIOCCOLATA

    I VOCE
    Patacioc: che goduria!
    Cioccolata-cioccolata calda, fondente, da leccare, da baciare, da ingoiare: cioccolata!!!
    II VOCE
    Cioccolato per godere, per gioire, per sublimare: gli affetti, l’amore, le gioie del sesso, il calore dei corpi uniti, sudati, intrecciati. Cioccolata fondente per fondere i nostri pensieri, per fondere la nostra mente, le nostre emozioni…

    Fascia di prezzo: da 1,99€ a 5,00€
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  • IO, CATERINA SFORZA

    Sono allievo di cinema di Silvano Agosti.
    I tarocchi me li ha insegnati Jodorowsky.
    Ho realizzato due cortometraggi “importanti”: Buio Omega 2 (menzione speciale al festival di Bellaria) e “It’s a Blue blue day”. Ho scritto la sceneggiatura di “Giravolte” di Carola Spadoni. Il film è stato proiettato a Torino, a Chicago, in Egitto, alla Berlinale. Ho collaborato anche al film “Il killer evanescente” di Paolo Doppieri.
    Ho realizzato la prima parte de “La clinica dei sogni”, che è stata presentata al Roma film festival.

    5,00
  • CIOCCOLATO E FIOCCO BLU

    Sorridere… So- ridere… Questo, Matteo chiede agli altri. E’ un mistero, capire come puntualmente riesca a trovare il modo per addolcire anche per un solo istante la vita di chi sfiora.
    Lui è un bambino: ha otto anni e suona il pianoforte. Le sue dita corrono sulla tastiera e i suoi occhi danzano sulle note. La sua musica è dolce, ingenua, dolcissimamente dolce: è ancora acerba, ma…riesce sempre ad affascinarti, a tal punto da riuscire a farti restare fisso ad ascoltare…
    Ascoltare…e non capire… Non capire…ma sentire quella musica sorriderti.
    Cosa hai suonato? Questa è la domanda che gli fanno di frequente i suoi familiari.
    “E’ tutto di cioccolato”, risponde lui.
    Eh? Sì. Proprio così: Questo è il titolo che lui dà ad ogni cosa che suona. Non è Chopin né Mozart. E’ il cioccolato ad ispirarlo. Nessuno riesce a spiegarsi perché questo bambino abbia così tanto cioccolato in testa e tra le dita. Persino la sua musica ne è tutta ricoperta.
    Da qualche anno, si diverte a chiedere alla “signorina del cioccolato” una barretta di cioccolato e una confezione con un fiocco blu. Ogni mattina la “signorina del cioccolato” aspetta
    quel bambino, che regala sorrisi col solo sguardo. La curiosità di sapere a chi sia destinata la solita barretta di cioccolato che abitualmente Matteo acquista nella dolceria, domina ormai la sua mente. E ogni giorno, incartando il cioccolato, guarda incuriosita il viso di quel bambino.
    Le guance rosee e due labbra sottili e leggere: come un fiocco, per quel dolce viso, costellato da tante lentiggini, quasi fossero granuli di zucchero, pronti per diventare parte del cioccolato.
    La curiosità è più forte di lei, così cerca di capire:
    -Ehi Matteo, ma si può sapere per chi è questo cioccolato?
    – Per un sorriso – , queste la parole di Matteo…

    5,00
  • CON LE TUE LABBRA SENZA DIRLO

    Con le tue labbra senza dirlo è il monologo tragicomico di un giovane autore/attore che approfitta del palco per confessare tutta la sua arroganza. L’arroganza di un amore, profondo, viscerale, che si traduce in un gioco di maschere in cui la parola passa senza distinzione dall’autore all’attore, in un continuo rimescolamento delle parti. Quale migliore alchimia per esprimere, all’esordio, tutto il proprio amore per il teatro?! Amore arrogante, che restituisce, di riflesso, l’arroganza della sfida che il teatro lancia a quanti vogliono calcarne le scene. Da qui la galleria di personaggi con cui impatta il giovane autore ai primi passi – dalla famiglia, al parroco, ai baroni dell’arte.

    Massimo Canepa

    5,00
  • VINO DIVINO
    (Ovvero la vera istoria del santo bevitore)

    Diplomatosi presso il “Centro di avviamento all’espressione” diretto da Orazio Costa a Firenze dove apprende il metodo mimico, segue i corsi del Laboratorio Nove sempre a Firenze, prosegue gli studi presso il Centro di Sperimentazione di Pontedera. Nel 1991 fonda la Compagnia Occupazioni Farsesche e si occupa della conduzione dei teatri di Scandicci, Pieve Santo Stefano, e Barberino del Mugello. Partecipa al primo allestimento del “Sogno di una notte di mezz’estate” per la regia di Glauco Mauri. Nel 1992 lavora con la Compagnia dell’Uovo di L’Aquila. Nel 1995 collabora con l’Università di Cincinnaty per la quale realizza lo spettacolo “Festino del Martedì Grasso” di cui è autore ed interprete sotto la regia di Malcom Fraser. Nel 1996 fonda, con Maurizio Annesi e Cristina Caldani, il Teatro San Leonardo di Viterbo con il quale partecipa alla realizzazione di numerosi spettacoli tra i quali “Harry’s Light” di cui è autore e regista, “Bella e la bestia” di cui è autore, si occupa della regia degli spettacoli “Remember my rame is Will” dai sonetti di Shakespeare, “La purga di Bebè” di Feydeau. Nel 1997 partecipa allo spettacolo “L’avaro di Plauto” di Lerici. Nel 2000 è protagonista dello spettacolo “L’asino d’oro” da Apuleio a fianco di Orso Maria Guerrini. Nel 2002 è Mercurio nello spettacolo Anfitrione di Plauto con Stefano Masciarelli. Nel 2003 lavora a diversi spettacoli tra i quali, “Morte di Galeazzo Ciano” di Enzo Siciliano, “La Tempesta” di Shakespeare, “Trapped” di Piermaria Cecchini. Da tre amni dirige il laboratorio permanente “Lo spettacolo possibile” a Viterbo.

    5,00
  • L’ARGOT… NOSTRO CONTEMPORANEO

    Sono ormai diversi anni che mi occupo principalmente di drammaturgia contemporanea ed in particolare di quella italiana. Ho visto crescere decine di autori, oggi più o meno affermati, ma certamente “autori”; con loro ho stabilito rapporti di lavoro e più spesso questi rapporti si sono trasformati in amicizia. Scegliere di lavorare in particolare con i “giovani” ha significato in qualche caso crescere insieme. I rapporti sono a volte conflittuali ma sempre e comunque il confronto con l’autore è risultato molto fecondo. La possibilità di confrontarsi con più autori ha dato vita alla creazione di un vero e proprio laboratorio, “factory” come la definiscono gli anglosassoni, in continuo movimento ed alla ricerca di nuove forme espressive di scrittura e di un linguaggio comprensibile per il pubblico del nostro tempo. Un luogo dove gli autori, i registi, gli attori potessero elaborare e condividere il primo momento del fare teatro che è la scrittura di un testo. (…) Credo molto in questo metodo di lavoro, nello scambio continuo di informazioni, nel rispetto dei ruoli e nella assoluta consapevolezza che ogni partecipante alla messa in scena deve essere coinvolto nell’allestimento in modo responsabile. Ritengo che questo “lavorare” intorno al testo sia uno degli ingredienti fondamentali per la riuscita degli spettacoli. L’augurio è che sempre più case-laboratorio nascano per permettere ai giovani autori e non solo, di fare pratica di palcoscenico, perchè è in questo modo che si costruisce una drammaturgia nazionale con una identità e una ricchezza assolutamente indispensabili oggi per un rinnovato rapporto con il pubblico.

    Maurizio Panici

    20,00