LINEA DI KONFINE
10,00€
È il mondo di un ragazzo di 22 anni, Christian, da cui si parte per dipingere un quadro sull’adolescenza, sui ragazzi del nostro tempo, e imbatterci in quelle che sono le loro incertezze, aspirazioni e speranze. Un mix di serietà, crudeltà, maturità/immaturità e spensieratezza, sentimenti dipinti all’interno di un quadro familiare sempre al varco, scritti tra i banchi di scuola, vissuti in una vita che spesso corre troppo veloce…
SKU: | 978-88-96254-07-3 |
---|---|
Category: | Cinema |
Anno | 2009 |
---|---|
Autore | |
Formato |
Potrebbero piacerti
-
IL FILM DI LETTERINA
Nel marzo del 1963 nelle sale cinemtografiche italiane usciva, distribuito da Cineriz, “In Italia si chiama amore” un film del regista torinese Virgilio Sabel. Nello stesso anno il film viene proiettato anche in Argentina con il titolo “En Italia lo llaman amor”. Un film drammatico, del genere documentario, una vera e propria inchiesta che racconta delle vicende dell’amore della provincia italiana. Un curioso itinerario nel costume amoroso nazionale tra innamoramento, corteggiamento e amore, che affronta anche le tematiche del matrimonio, della gelosia, del tradimento e dell’amore non corrisposto. Voce fuori campo, di questo interessante film documentario, è il grande attore Nino Manfredi, allora ancora sconosciuto al grande pubblico. Il volume analizza un episodio del film girato nel 1960, con attori non professionisti, alla Marina di Briatico, Attrice principale dell’episodio la mitica Letterina, un’anziana signora del luogo che caratterizzò fortemente il lavoro di Sabel e che, in ambito locale, fece ricordare “In Italia si chiama amore” come “Il film di Letterina”.
-
Ameluk
È Venerdì Santo. A Mariotto, un minuscolo paese della Puglia, tutto è pronto per la Via Crucis, ma l’interprete di Gesù, il parrucchiere Michele, si siede sulla corone di spine. E’ l’inizio del calvario.
Nel ruolo di Cristo il prete manda allo sbaraglio l’amico Jusuf, ma c’è un problema; Jusuf è musulmano.
La notizia fa il giro del mondo e il mondo, insieme a Mariotto, si spacca in due.
Sotto un fuoco incrociato, tra momenti drammatici e situazioni comiche, toccare a Jusuf riportare la pace. -
BARBABLÙ
In una metropoli dove ognuno può reinventarsi una personalità o nascondersi da un passato ingombrante, Nermina ha da poco riacquistato fiducia nella vita e sente di aver trovato il suo principe azzurro nel fascinoso uomo d’affari Livio. Lui invece è stato sempre in cerca di una donna diversa da amare, ma anche da… conservare.
-
A ME RESTA LA SPERANZA!
Nel nostro mondo probabilmente comodo, quando leggiamo notizie orribili, vivendo in una società in cui impera l’indifferenza e l’individualismo, possiamo cadere nella tentazione di pensare che non si possa fare nulla, cambiare nulla e ci si debba arrendere di fronte alle brutalità che ci circondano, ma abbiamo il dovere di reagire con la forza dell’amore e dell’accoglienza nei confronti di chi “si aggrappa alla speranza come unica chance di vita”.
-
TAFT
Maple and wind – Acero e vento
Bilingue: italiano e ingleseIl film script Taft non ha connotazioni religiose o allegoriche, ma è chiaro che, anche se il protagonista, Enzo Tagliaferri, non lascia mai la sua città, Genova, fa un percorso tutto suo pieno di pericoli
per evitare, gli spettri interiori e confrontarsi con essi, sfidando le malvagità esterne. (Vale la pena precisare che questa introduzione è stata scritta prima dell’inizio delle riprese, in altre parole, prima che il regista o gli attori avessero dato il loro contributo al lavoro collaborativo, che è il film-making.) Lo script è dotato di una spina narrativa, ma le fasi del viaggio e gli episodi del racconto invitano ad una meditazione profonda, sulle forze oscure che agiscono nella società di oggi. In un dato momento la cultura dominante può essere un deposito di valori che migliorano la vita, ma ugualmente può essere la base di un complesso corrotto riducendo quei valori che sono la vita.
Lino Ristani non ha deciso di scrivere un’opera allegorica o didattica, ma ha prodotto uno script che è intriso di una
consapevolezza della centralità della dimensione culturale, etica e politica della vita, e invita implicitamente a una riflessione critica sui valori culturali correnti nella società e nella cultura di
oggi.Introduzione di Joseph Farrell
-
TARZAN – CINEMA E CIOCCOLATO
Chi non conosce la bontà e la meritata fama del cioccolato, che fin da subito volle anche legare, per il lungimirante intuito dei produttori di cioccolato (come ha rivelato Matilde Tortora anni fa con il suo libro Cinema Fondente), il consumo e la pubblicizzazione dei propri golosi e appetibili prodotti a film di successo fin dai primi anni del cinema, instaurando, in tal modo, un primato di liaison con il cinema?
Le immagini dei film personalizzate con il “logo” dell’industria di cioccolato, vennero da diverse aziende abbinate ai propri prodotti in maniera seriale, inducendo gli spettatori a ricercare altre immagini dello stesso film per comporne la serie e quindi ad acquistare altri loro prodotti. Celeberrime le serie fine anni Venti della Perugina, della Zaini riportate nel libro Consumare Passioni. Cinema e Cioccolato di Matilde Tortora, il secondo libro della Trilogia su Cinema e Cioccolato, che questo volume su Tarzan oggi conclude. Sono in questo libro riportati gli album di figurine fatti stampare negli anni Quaranta dalla COOP S. G. C. Micheroux, industria di cioccolato belga, per autorizzazione speciale della MGM, casa di produzione dei film ,con immagini dai film della serie Tarzan, il personaggio creato da Edgar Rice Burroughs nel 1912, interpretati da Johnny Weissmuller. Queste immagini di film e cioccolato hanno una loro indiscutibile attrattiva che questo libro consegna alla fruizione di molti, ancora oggi, testimonianza ulteriore del grande fascino del cinema, del grande fascino del cioccolato! Basti pensare che la colorazione di queste figurine furono a cura della stessa casa di produzione dei film, la potente MGM, tanto è vero che a ridosso si legge a chiare lettere “Colour Adaptations of the MGM Tarzan Films” ed effettivamente il loro fascino dura tuttora , come ancora oggi dura il fascino di Tarzan, che è stato antesignano di un enorme successo mediatico fin da subito e che dura tuttora, anche per le implicazioni di esotismo, ritorno alla natura, insofferenza alle costrizioni della vita metropolitana. -
AU PAYS NOIR
Questo saggio, nel mentre restituisce alla visione reperti di iconografia filmica molto rari, attesta pure come la prima possibilità di uno “schermo in tasca”
fu avviata e resa possibile proprio dalla Maison au Coq ai primi del secolo, quando non erano trascorsi che pochi anni dall’avvento del cinema.
Oltre che di Au Pays Noir realizzato nel 1905 da Ferdinand Zecca, si ritro – veranno in questo libro immagini trasposte su cartoline dei seguenti altri film
Pathé: Don Quichotte, un film di 430 m., 1903, Don Juan, un film di 225 m. a colori, 1904, Le Petit Poucet, un film di 255 m., 1905, tratto dal racconto di Charles Perrault e Le Chemineau, un film di 110 m. en partie viré, tratto dal secondo libro dei Miserabili di Victor Hugo, realizzato nel 1905 da Albert Capellani. -
IL DECALOGO DELLE GIOVANI VITTIME
(la mia storia, i miei film)Quella per il cinema è, per me, una passione antica che ha radici profonde che accompagna, anzi illumina i miei ricordi più lontani, più indistinti, più sfuggenti; il cinema è diventato subito non solo il mio compagno di giochi ed il mio amico, ma il mio linguaggio ed il mio modo di vedere: allo schermo, al quale mi rivolgevo, conferivo il potere di trasformare i miei sogni, la mia solitudine e la mia ribellione; gli chiedevo di dare grazia, solennità e potenza a tutto quello che sentivo e non sapevo ancora dire. Potrei dichiarare, senza timore, di aver visto tutti i film del mondo, così come si dice all’amata di volerle tutto il bene del mondo; il mio segreto e la mia giustificazione, il senso, cioè, la ragione per cui andare avanti a scoprire.
Non sono disposto a fare selezioni nè gerarchie, a distinguere il cinema d’arte da quello pedestre, anche se so che vi sono differenze abissali tra film e film; non sono un intellettuale ed amo, indistintamente, tutti i film, per il semplice motivo che sento in essi un appello, l’appello alla mia libertà di percepire ed inventare. Se il cinema precede ogni mia presa di coscienza, se è sempre prima di ciò che la mia ragione discorsiva rende comunicabile e comprensibile, se è come il inconsio all’interno del quale io ritaglio i miei possibili, non voglio escludere alcun film dalla mia memoria che è per l’appunto la memoria di un linguaggio. Sarebbe riduttivo dire che il cinema fa sognare; credo, invece, che il cinema sia, esso stesso, sogno cioè un linguaggio più ricco, più vasto e più generoso, che non si accontenta mai della realtùà, ma ha la potenza di ampliarla ed elevarla e la magia di renderla desiderabile. Io mi lascio condurre per mano nel sogno di tutti i films, senza timore di perdermi, di smarrire la strada maestra, perchè sento che in quel linguaggio c’è sempre di più, c’è come la potenza del canto ed il canto ha la facoltà di rendere unica e sacra l’esperienza del mondo.