IL PIEGHEVOLE Numero 2
Numero monografico su Dante Maffia

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Nel pieghevole si pubblicano parole e immagini.
Chi ha qualcosa da dire, lo dica subito.

Il pieghevole
Aperiodico di letteratura e arte
A cura di: Alfredo Bruni, Maria Credidio, Salvatore Genovese,
Salvatore La Moglie, Gianni Mazzei, Paolo Pellicano

REDAZIONE: C/O Alfredo Bruni,
Via Antioco 6
87011 Sibari
098174353
ilpieghevole@alice.it

Supplemento alla rivista La Mongolfiera
Aut. Tribunale di Castrovillari N. 89/89 del 29 – 11 – 1989

La collaborazione, che è da intendersi sempre a titolo gratuito, compresa quella dei curatori, è per invito e per accettazione. Il materiale pervenuto, che non verrà restituito, sani attentamente valutato. Ogni autore è responsabile delle proprie opere e delle proprie opinioni.

L’aereo cade a picco nel mare.
L’addio è concluso, ineluttabile.
Poi
altezza, larghezza, rumore
assenza del cuore.

Hanno la camicia di forza
uomini e grattacieli.

La Mela ha fretta di non so che cosa,
come vivesse dentro lugubri presagi,
nell’essenza d’un nulla
che vuole diventare forma.

Io mi rifugio nella vastità
d’un melograno ch’era davanti casa
a Roseto e soleggiava beato.

I sussurri sono bendati o distrutti
da troppi urli neutri. La metropolitana
è il preludio d’un inferno che non m’appartiene.

Messa nella posizione giusta
la pianta di basilico si fa regina,
misteriosamente si fa sapore.

Ma che nascesse anche qui mi disorienta,
significa che in qualche maniera
l’America appartiene alla terra.

Da uno spazio indefinito
arrivano rigurgiti e ululati,
imitazioni di tamburi impazziti.

Dove hanno imparato le filastrocche
queste strade affollate,
questi fiumi di anonimi assenti?

Come dentro un guado di sabbie mobili,
inseguito da cani spelacchiati,
mi dondolo nella baia
che banalmente abbaia.

Ancora alberi a convegno
con la mia ansia ormai logora.
Sono gli ontani di Roma a parlare.
I passanti a Little Italy
hanno 1′ aria di casa, povero me!
Entro nel niente illibato
di sillabe sgualcite, di foglie
un po’ folli, di salti mortali
che vanno da Roseto a Nuova York.

Non avevo fatto nulla
e mi sentivo in colpa
così, all’improvviso,
come chi ha ucciso
qualcuno e non se ne ricorda
se non a sprazzi
e si dispera.

Accaduto per caso,
lei si stava sporgendo
da un parapetto, a me
prudeva il naso, le vidi
le mutandine di seta celeste
e l’orgasmo fu perentorio.

Un rullare di favole oscene
imperversò nel sangue.
La Mela fu quella d’Adamo,
fu una puttana eternamente sconcia.

Forse lo scrupolo, il senso di colpa
che va e viene e non mi lascia in pace.
Non so cos’è l’America, una farsa,
un barlume, una finta cicala,
una scala verso il nulla, una fanfara…
Io non voglio più starci in questa plaga
di odori di cipolle e di carote,
non voglio diventare lo squalo che galoppa
nel nonsenso, nel dilagare
di metafore corrotte.

Per prima cosa ho baciato la terra a Fiumicino
ed è sparita la paura.
Le Timberland per le figlie
tintinnavano nello zaino.
Non hanno trovato da ridire alla dogana.

Mi è venuta incontro la voce
di Totonno il pescatore
che gridava impossibili storie di mari,
nel corpo fiocine, alte maree, il soffocamento,
il pesce spada infuriato.

Un ricordo che non c’entra niente,
ma mi ha riportato a Roseto,
al mare che non s’adira mai,
e non è mai spaventato.

Dante Maffia è nato a Roseto Capo Spulico (Cosenza) il 17 gennaio 1946. Trasferitosi a Roma ha esercitato vari mestieri per sopravvivere e frequentare l’Università. È poeta, narratore, saggista e critico d’arte. Il suo primo libro, Il leone non mangia l’erba, con prefazione di Aldo Palazzeschi, è del 1974. Nel 2008 ha pubblicato con Mursia il romanzo Il poeta e lo spazzino (prefazione di Walter Veltroni).

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Anno

2008

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