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Oltre il recinto
Autore:
Umberto Romano
Categoria:
Poesia
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Il dramma del popolo “Saharawi”, che non ha mai fine, attraversa, come un filo rosso, tutta l'opera di Umberto Romano. Ce lo ripropone, in versi brevi come lampi di magnesio, la presente raccolta, " Oltre il Recinto" (raccolta di poesie bilingue italiano?spagnolo), frutto di un volo umanitario (Roma?Tindourf) nel deserto algerino. Le immagini di donne ammantate di nero, di greggi liberi al pascolo, di amori semplici, ci richiamano alla memoria il nostro Sud di qualche decennio addietro. Un tuffo nel passato, dunque, che non sa di estetismo, di posa letteraria, né di esotismo. Qualcuno potrebbe parlare di "passatismi", riprendendo le critiche che, a suo tempo, furono rivolte ad un altro poeta del Sud, prematuramente scomparso e presto dimenticato: Rocco Scotellaro. E fu in occasione di quelle critiche, che provenivano da certa sinistra, proiettata verso un "progresso" che si è rivelato gravido di effetti devastanti per l'uomo e per l'ambiente, che Carlo Levi ricordò, richiamandosi a Gramsci, come nel passato ci siano le radici di ogni rivelazione di ogni rivoluzione. Ancor oggi la sinistra istituzionale e salottiera alimenta il falso progressismo, abbandona i vecchi simboli e i vecchi valori per rifugiarsi sotto le ali protettive del capitalismo devastatore. Sponsorizza una letteratura "radical chic", tutta incentrata sulle parole e sui formalismi. E allora è davvero salutare un tuffo nel nostro passato di "uomini civilizzati", che è il presente di tanti popoli, ritenuti "primitivi”, che, invece, amano vivere secondo natura. Ben vengano opere come quella di Umberto Romano, che facilitano questo bagno purificatore, che ci libera dalle morchie e dai liquami del neocannibalismo capitale. Ben vengano i poeti "ladri di stelle”, gli "operai dei sogni", che, coi loro versi, denunciano indirettamente la meschinità di chi si è convertito al "pensiero unico" neoliberista. Antonio Catalfamo
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